Intervista a Paolo Stragà, presidente dell’ACI di Belluno
Paolo Stragà, classe 1941, presidente dell’Automobile Club Italiano di Belluno, ente organizzatore della Coppa d’Oro delle Dolomiti, è un signore molto distinto, che ama raccontare e trasmettere la sua passione per le auto e i motori in genere. A Luxgallery ha parlato del suo rapporto con la corsa; un rapporto che è nato 60 anni fa, quando la Coppa d’Oro era una cavalcata epica tra i tornanti e lui un ragazzino in braghe corte.
Quando avete deciso di far rivivere la Coppa d’Oro delle Dolomiti?
Ho iniziato questa avventura quando ancora ero vicepresidente dell’ACI di Belluno proprio perché volevamo farne rivivere lo spirito. Del resto, l’ACI di Belluno l’aveva tenuta a battesimo nel 1947, seguendola fino al ’56, anno in cui fu sospesa. L’abbiamo ripresa nel 2001 e devo dire che ci sta dando ampia soddisfazione: cresce di anno in anno e cresce parallelamente la soddisfazione di concorrenti e sponsor. Da quest’anno, poi, le Dolomiti sono Patrimonio Mondiale dell’Umanità e il fatto di legare a queste montagne il nome della gara ci rende ancora più orgogliosi.
Si aspetta quindi un’edizione 2009 più ricca delle precedenti?
Sì, sicuramente in termini di eventi. Secondo me questo 2009 sarà l’anno più importante, al di là del primo, quando si è trattato di riorganizzare, rilanciare e dare nuova vita alla manifestazione. Un po’ di patema c’era…
La Coppa d’Oro non si può immaginare senza Cortina…
Con il comune di Cortina abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto, c’è sempre stata la massima disponibilità da parte loro per collaborare e fare bene. Senza contare che, grazie alla gara, di fatto allunghiamo di una settimana la loro stagione turistica, con un bel movimento di curiosi e non intorno alla competizione.
E la sua passione per i motori, quando nasce?
Portavo ancora i calzoncini corti quando si svolgeva questa gara che all’epoca, non dimentichiamolo, era una gara di velocità, su strade impervie e non asfaltate, pericolose, in cui si esaltavano le capacità dei piloti. Noi ragazzini la seguivamo perché era una cosa stupenda sentire quei motori potenti; quando passava da Belluno ci appostavamo vicino a una curva pericolosissima, in centro città, per seguire i bolidi rombanti. Erano gli anni di Villoresi, Fasoli, di Maria Teresa De Filippis, prima donna pilota. Anni di piloti e automobilismo eroico.
Si commuove a ripensarci?
Per noi ricordare questi fatti e “rimettere in pista” questa gara è una cosa che apre il cuore.
Ci tolga una curiosità: lei gareggia?
Diciamo che vado in avanscoperta con chi organizza le varie soste, faccio da apripista; mi piace toccare con mano luoghi e situazioni, parlare con i piloti durante le soste per il pranzo. Solo il primo giorno però, il secondo rimango a Cortina: il mio ruolo mi impone anche di intrattenere pubbliche relazioni…
Davide Passoni