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Schreiber, gioielli da indossare

Schreiber, gioielli da indossare

Intervista a Federico Schreiber Un piccolo negozio dallo stile minimalista, con l’interno accogliente e caldo preannunciato dalla vetrina esterna in cui campeggiano gioielli dallo stile lineare: è la gioielleria Schreiber, nella galleria Manzoni a Milano.

Ad accoglierci Federico Giacomo Schreiber – figlio e nipote del fondatore Franco – che realizzano con creatività e passione i gioielli dalle note caratteristiche che da più di mezzo secolo Schreiber propone.
La gioielleria si trova al centro del quadrilatero della moda, da sempre considerata punto di incontro e di passeggio dei milanesi da quasi sessanta anni.
L’oreficeria dal 1948 è una meta fissa per gli appassionati di oggetti raffinati e di classe.
A colpire le linee semplici e pulite dei gioielli che prendono la forma dell’inconfondibile Margherita, che proposta in diverse fogge e materiali ha adornato le donne più eleganti di Milano, e i monili in oro e pietre preziose dal design essenziale.

Ogni pezzo è curato nel dettaglio attraverso una produzione artigianale seguita in prima persona dalla famiglia, a partire dalla ricerca delle pietre al disegno fino all’assemblaggio e al prodotto finale. Ogni gioiello è un mondo a sé con una sua storia, tanto da rendere speciale la sua scelta, sia che si tratti di un piccolo ciondolo, sia che si tratti di una collana di zaffiri e brillanti.

Federico Schreiber ha raccontato a Luxgallery la storia della gioielleria.
Mio padre, Franco Schreiber classe 1921, nasce a Brescia , dove mio nonno gestiva con successo il negozio di Corso Zanardelli. Studente di ingegneria, a causa della guerra è costretto a partire come  artigliere per l’Albania. Finita la guerra torna in Italia e a Milano, si sposa e, nella centralissima San Pietro all’Orto, apre un laboratorio di gioielli. Nel 1948 viene inaugurato a Milano il complesso di Galleria Manzoni. Qui il laboratorio diventa negozio. Questo era il salotto di Milano che poi è stato preso d’assalto dalle grandi aziende. Qui continuiamo a proporre i gioielli prodotti ancora con i criteri che ci hanno fatto apprezzare dai nostri clienti.

Come vengono creati i gioielli?
Compriamo le pietre e disegniamo i gioielli a partire proprio dalle caratteristiche delle pietre, creando  pezzi unici. Non ci sono collezioni: vediamo cosa ci consente di fare la gemma. Creiamo anche gioielli in base al gusto dei nostri clienti: abbiamo infatti una clientela fidelizzata e di nicchia che ha gusto per la qualità e per le belle cose. Il nostro punto di forza non è il logo ma la qualità.

Cosa caratterizza di più la vostra produzione?
La margherita è la forma che torna di più in tutta la storia della nostra produzione. Per il resto, abbiamo gioielli dalle forme molto lineari.
Le linee sono pulite, pratiche, di design: guardiamo infatti alla funzionalità di ogni pezzo, pensato per essere indossato. Sono creazioni da portare e indossare con facilità. I gioielli vanno portati e non abbandonati in cassetto.
Tutto quello che vediamo è opera della nostra matita. Sono prodotti che non passano di moda e sono sempre attuali.
I monili sono in oro e pietre preziose – non usiamo le semipreziose – o smalto cattedrale, uno smalto trasparente applicato alla gioielleria. Attraverso lo smalto si vede l’oro come si vede attraverso le vetrate di una cattedrale. Utilizziamo largamente zaffiri rosa, azzurri e gialli.

Come affrontate il momento attuale caratterizzato dalla crisi e da nuovi canali di comunicazione come Internet?
Ci stiamo muovendo su Internet: abbiamo creato un sito per comunicare. Per quanto riguarda la crisi, si sente come in tutti i settori, ma noi andiamo avanti mantenendo la nostra mission. C’è stato un cambiamento nell’acquisto del gioiello negli ultimi anni. Ora gli uomini comprano meno per le loro donne e le donne meno per sé. Prima il gioiello era visto quasi come un accessorio. C’era un’altra capacità di spesa.

Cosa avrebbe fatto se non si fosse occupato di gioielli?
Mi sarebbe piaciuto disegnare automobili.

I progetti per il futuro?
Vogliamo rimanere quello che siamo.

Caterina Varpi

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