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Luxgallery in Porsche al seguito della Coppa

Luxgallery in Porsche al seguito della Coppa

Cronaca semiseria della prima tappa, tra pioggia e tornanti

Dall’inviato

Nuvole basse, pioggia sottile, freddo. Non proprio le condizioni ottimali per mettersi al volante di una Porsche Super 90 Coupè del 1960 e affrontare i 212 chilometri e i 6 passi della prima tappa della Coppa d’Oro delle Dolomiti 2009. Ma tant’è.

Una maledizione benevola a Giove Pluvio, una sgranchita di gambe, un piccolo contorsionismo per infilarsi nell’abitacolo del gioiellino di Stoccarda, riservato a Luxgallery dall’Organizzazione dell’evento, e siamo pronti a partire. In realtà, questa “LuxMobile“, che ci è stata illustrata come una delle auto d’epoca più facili da guidare e gestire per dei principianti quali siamo noi, non ci mette del suo per presentarsi amichevolmente: freno durissimo, acceleratore ruvido, volante inchiodato… ah, che grande invenzione il servosterzo!

Basta comunque poco per prenderci il piede – e la mano -, il tempo necessario per lanciarci giù verso S. Vito di Cadore sotto un cielo tutt’altro che benevolo: destinazione, i tornanti della prima salita vera di questa Coppa, il Passo Cibiana. E che tornanti! Un passo di altri tempi: 1530 metri da raggiungere lungo una strada stretta, giusto per farci passare una Porsche, in mezzo a un bosco fitto che, insieme alla pioggia sempre più insistente, ci obbiga subito ad accendere i fari. Il navigatore sul suo sedile comincia ben presto ad assumere un’espressione piuttosto tesa, mano a mano che le curve passano e che si cominciano a incrociare le prime auto in discesa. Mai provata una partenza in salita col freno, la frizione e l’acceleratore di questa Porsche? Sangue freddo e fortuna in buona dose, abilità quanto basta. Del resto saremo anche novellini, ma quest’auto si guida da sola… Dicono…

In ogni caso, pioggia o non pioggia, il Cibiana è alle nostre spalle; ora giù di corsa – seconda, terza e nulla più, che credete? –  verso Forno di Zoldo, incantevole paese alle spalle di un’incantevole montagna, il Civetta. Passato Forno, la strada ricomincia a farsi dura, il cielo resta lì, chiuso e minaccioso e, chilometro dopo chilometro, si avvicina il secondo valico di giornata, il Passo Duran. Una breve quanto miracolosa schiarita ci consente di affrontare i tornanti del Duran con meno ansia del Cibiana, anche perché qui la strada è più ampia. I timidi raggi di sole hanno sciolto anche il navigatore, oltre alla tensione, e sotto al tettuccio della Porsche c’è tempo anche per qualche battuta, mentre il Duran viene superato quasi in scioltezza; con il passare dei chilometri, la questione personale con la pedaliera della Super 90 comincia a venire meno e l’automatismo di frizione-cambiata-accelerata assume un connotato sempre meno grottesco: sembriamo quasi un vero equipaggio.

Davanti a noi, Agordo e una breve sosta in piazza, scaldati da un timido sole. Oltre, il terzo passo di oggi, il passo Cereda, che divide il Veneto dal Trentino. Sopra di noi le cime delle Pale di San Martino, dopo che le pareti della Moiazza, quinte scenografiche del Duran, avevano prima lasciato il posto al Monte Agner.

Anche il Cereda passa quasi indolore, mentre il motore posteriore della “LuxMobile” non dà tregua ai nostri timpani. La rapida discesa verso Fiera di Primiero e il controllo orario in centro al paese, che noi dribbliamo con stile come tutti gli altri controlli – siamo o non siamo “media al seguito”, oltre che partner della Coppa? – ci vedono lanciati verso San Martino di Castrozza e la prima, vera sosta della giornata: pranzo di gruppo alla Malga Ces. In realtà, la prospettiva invitante del pranzo è un poco disturbata dalle nuvole nere e basse che ci guardano dal Passo Rolle, quarto valico, da affrontare alla ripresa a stomaco pieno.

In effetti le previsioni più funeste si avverano di fronte a un piatto di orzo e finferli, al caldo della malga: fuori comincia a piovere a dirotto. Inquietudine crescente negli equipaggi – ahi, quante spider d’epoca in parcheggio! -, scrosci sempre più violenti, il tempo che passa inesorabile. Alle 15.30 meglio ripartire: e che il sopra citato Giove Pluvio ce la mandi buona. Peccato che abbia altro per la testa, visto che affrontiamo il Rolle sotto al diluvio, con il tergicristallo al massimo e i vetri dell’auto perennemente appannati; il navigatore si trasforma in spannatore, il pilota si aggrappa al volante sui tornanti tagliati da torrenti d’acqua come se stesse dirigendo una barca in una tempesta, i poveri commissari di gara s’inzuppano come pulcini lungo il percorso.

Ma anche il Rolle ci resta dietro, la pioggia pian piano cessa e la Porsche punta dritta al quinto passo, il Valles. Un passo anomalo, con la strada in salita costante e pochi tornanti: una iattura per il motore dell’auto, che si affanna sotto i colpi di acceleratore per non perdere giri e lasciare fatalmente fermo il Luxgallery Team. Perché poi ci sarebbe la partenza in salita…

Fortunatamente la vecchia signora di Stoccarda ci porta anche in cima al Valles, mentre le vette delle montagne intorno a poco a poco si liberano e il cielo si fa meno funereo. Ora giù, in rapida sequenza sfiliamo Falcade, Canale d’Agordo, Cencenighe, Alleghe, incantevole paese all’ombra di un’incantevole montagna, il Civetta. Finalmente il primo, vero, lungo tratto in piano e dritto, senza curve: ingraniamo persino la quarta…Ma dura poco: ci aspetta la salita a Selva di Cadore e, da lì, all’ultimo valico, il sesto, il temibile Giau: giusto in fondo alla giornata, con braccia e spalle provate dal volante e i nervi provati da tutto il resto, 29 tornanti tosti che portano a 2239 metri. Prima di affrontarli, però, abbiamo il tempo di assistere a un incidente: una Maserati che ci ha superati rombando a tutto gas, un centinaio di metri più avanti si disunisce e si schianta col muso secca contro una parete di roccia, finendo in testacoda in mezzo alla strada. Incolume l’equipaggio, felice il carrozziere… Il Giau, si diceva… Per fortuna il tempo va sempre più migliorando e con la forza della stanchezza e dei nervi e la prospettiva di Cortina lì, a pochi chilometri, ci mangiamo i 29 tornanti e scavalliamo verso il passo Falzarego, al cospetto delle Tofane e della Croda da Lago, ormai sgombre da nubi.

Sono le 17.30 e sui tornanti in discesa del Giau, una sorpresa: un’auto in gara cappottata a bordo strada, con pompieri e forze dell’ordine impegnate nei rilievi. L’equipaggio sta bene, ci diranno poi: ancora ci chiediamo come abbiano salvato la pelle, viste le condizioni dell’auto e immaginate le sue non-dotazioni di sicurezza. Inutile dire che il piede di alza dall’acceleratore… Ma ormai è fatta, immessi sulla strada del Falzarego gli ultimi tornanti di Pocol ci conducono a Cortina, dove ci accodiamo in passerella su Corso Italia insieme alle auto in gara: la collega Savina Confaloni di Nuvolari Tv ci intervista, il pubblico ci riserva un lungo applauso, il sole ormai è padrone del cielo. Siamo partiti 8 ore fa, siamo stanchi e sudati, ma solo per questo finale ripartiremmo subito a rifare il percorso. Mmhh… O no? Il navigatore mi guarda, scuote la testa. Meglio puntare all’hotel, domani c’è la seconda tappa.

Davide Passoni