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La signora del polo

La signora del polo

Intervista ad Allegra Nasi, scrittrice e giocatrice

A partire dalle prossime settimane, Luxgallery ospiterà una rubrica dedicata al polo. Sport di grande fascino ed esclusività, il polo sarà raccontato da una protagonista d’eccezione: Allegra Nasi, scrittrice e una delle poche giocatrici italiane, che ci accompagnerà tra le regole, la storia, i campioni, i tornei, il jet set e molto altro ancora. Ad Allegra il compito di presentarsi ai lettori di Luxgallery.

Quando è nata la sua passione per il polo?
Il polo fa parte della mia famiglia già da diverse generazioni.  Mio nonno era un grande appassionato, ed è  stato proprio lui a introdurmi ai cavalli quando ero molto piccola. Pur essendo sempre stata a contatto con questo ambiente, però, la prima volta che ho preso una stecca in mano è stata una decina di anni fa. Ed è stato “amore a prima vista”, anche se solo da un paio d’anni ho incominciato a dedicarmi a questo fantastico sport con regolarità.

Lei rompe lo stereotipo del polo come sport maschile: che caratteristiche deve avere chi vi gioca?
È vero, è un gioco principalmente maschile, ma ciò nonostante le donne possono competere quasi ad armi pari, colmando le differenze di forza e prestanza fisica con altre caratteristiche quali una buona equitazione e la dedizione. Indispensabili a chi lo pratica, poi, sono la passione per i cavalli, l’allenamento regolare e ovviamente una buona forma fisica. È uno sport complesso e pericoloso e dunque una discreta dose di umiltà e tanto coraggio non guastano.

Che rapporto ha con il suo cavallo e quanto conta il feeling tra uomo e animale in questo sport?
Il mio lavoro di scrittrice mi permette di avere un contatto quotidiano con i miei cavalli, di occuparmi della loro gestione e delle loro cure e di passare diverse ore al giorno a contatto con loro;  questo è, a mio avviso, un grande vantaggio, perché mi consente di conoscere questi fantastici animali e di stabilire con loro un rapporto di reciproca fiducia. Ciò sicuramente, oltre a essere molto interessante, è anche un vantaggio in campo, dove si crea una vera e propria simbiosi tra uomo – o donna – e cavallo: noi impariamo ad anticiparlo, a guidarlo, e lui impara a fidarsi di noi, eseguendo le manovre rischiose che gli chiediamo.

A quali tornei partecipa e quali trofei ha in bacheca?
In ogni stagione il programma è diverso: ci sono opzioni sia a livello europeo che extra-continentale, ognuna con il suo fascino, le sue particolarità. L’anno scorso, per esempio, ho giocato tornei all’Argentario, a St. Tropez, a Vienna e poi in Brasile, dove vado ad allenarmi un paio di volte all’anno.

Ci racconti la sua vittoria più bella…
Di ogni torneo al quale ho partecipato ho dei fantastici ricordi: i luoghi, le persone, l’atmosfera, gli eventi. È difficile identificare una situazione specifica perché in fondo, anche se vincere un torneo non è niente male, quello che davvero fa la differenza è raggiungere l’armonia con i compagni di gioco, sia umani che equini.

Glamour o agonismo: quale di questi due aspetti, secondo lei, prevale nel polo?
Il bello di questo sport – o meglio, di questo stile di vita – è proprio l’equilibrio che c’è tra agonismo e glamour: si può scegliere di alzarsi all’alba per andare a montare, oppure si può scegliere di addormentarsi all’alba, dopo notti passate nei locali più alla moda. Si può anche scegliere di andare a montare all’alba dopo una notte passata in un locale alla moda, ma non so quanto sia saggio… A parte gli scherzi, è davvero un ambiente che offre tutto: è solo questione di scegliere ciò che più si adatta a ognuno di noi.

È davvero uno sport d’élite o è alla portata di più gente di quanto si pensi?
La definizione migliore del polo è, e rimane, “lo sport dei re, il re degli sport”.  È indubbiamente uno sport  d’élite che riflette un certo tipo di ambiente. È però uno sport la cui popolarità sta crescendo, come sta anche crescendo il numero di coloro che lo seguono – seppur non partecipando direttamente -, nonché dei brand che lo scelgono come veicolo di comunicazione, per via proprio della sua esclusività, della dinamicità e del forte impatto in termini d’immagine.

Davide Passoni