x

x

Vai al contenuto
Messaggio pubblicitario

Intervista a Sergio Cielo

Intervista a Sergio Cielo

Il presidente di Cielo Venezia 1270: “Portare felicità attraverso il gioiello”
Cielo Venezia 1270 rappresenta una storia di successo del made in Italy, che riscuote consensi in Italia e all’estero grazie alla capacità di rispondere, evolvendosi, alle diverse esigenze del mercato. Si è creata così una famiglia di marchi, che si riferiscono a target differenti tra loro: Miluna Cielo, in cui si identificano gioielli ricchi di fascino e diamanti, come le corone che ogni anno adornano il capo di Miss Italia; Nimei Cielo, marchio dedicato alle perle; Arkano Cielo, una linea di preziosi dedicati all’uomo; Kiara Cielo, gioielli di design realizzati attraverso tecniche all’avanguardia; Yukey Cielo, gioielli unisex in acciaio e di grande personalità e Miss Fashion Cielo, fascino e sogno, interpretati con bijoux.

A testimonianza di questo successo, anche la nuova apertura di uno store in Cina, a Tianjin, che ha seguito l’inaugurazione di Bucarest ad aprile e quelle di Zacinto, Podgorica e Varna nel corso dell’estate, per proseguire un viaggio nel mondo cominciato nel 2007 e che continuerà nel 2009. Si tratta di territori in cui l’azienda mira ad accrescere la propria importanza commerciale, avvalendosi anche del know-how di partner locali, creando un network di retails ad insegna Cielo Venezia 1270.

Dietro questo successo c’è, da una parte una visione originale del business della gioielleria, ovvero “portare felicità” attraverso il gioiello, in particolare quello di stile e design italiano; dall’altra una storia lunga e affascinante che comincia a Venezia settecento anni fa.
A raccontarla a Luxgallery, il presidente di Cielo Venezia 1270, Sergio Cielo.

La sua famiglia ha una storia illustre. Qual è il filo conduttore che va dalle origini ai giorni nostri?
Nel 1954 mio padre ha avviato una ricerca sulla nostra famiglia e ha scoperto che, intorno al 1270, Cielo d’Alcamo, colui che viene convenzionalmente riconosciuto come uno dei primi poeti della nostra letteratura, grazie ai celebri versi “Rosa Fresca Aulentissima”, nel suo vagare di corte in corte incontrò il giovane Marco Polo alla vigilia del suo primo viaggio in Cina. Da lui acquistò, affascinato, alcune pietre che il padre di Marco aveva portato con sé rientrando dal lontano Oriente. Attraverso Cielo D’Alcamo le pietre arrivarono alle belle dame della corte di Federico II, che se ne innamorano e iniziano ad adornarsene. Nacquero così i primi gioielli in un certo senso “firmati” Cielo. Da qui il nome dell’azienda Cielo Venezia 1270, inizialmente fondata come Worldgem Srl. La decisione di cambiare la ragione sociale arriva al raggiungimento della creazione di una famiglia di marchi e dalla necessità di accomunarli in una strategia unica. Ogni brand ha un nome e un cognome, come le famiglie e gli esseri umani. “Cielo” accomuna i marchi come se fosse un cognome, è il meta-marchio che rimane al di sopra dell’operativo. Credo che in futuro avremo modo di trovare tante famiglie di marchi come la nostra.

Che capitolo scrive Sergio Cielo nella storia della famiglia e dell’azienda?
Cerco di riprendere le fila della storia dei nostri antenati, che è molto lunga e bella, da scoprire. Nel mio percorso professionale ha avuto particolare importanza la figura di mio padre. Durante la mia infanzia egli fu sindaco di Montorso Vicentino, ed ebbe un’innata capacità di ascoltare e aiutare in maniera semplice e spontanea i 2.000 abitanti del paese. Da qui nacque l’idea di “fare qualcosa per portare felicità agli altri”. Idea che più tardi avrei applicato al gioiello.

Che caratteristica non deve mancare in un gioiello?
Per creare un gioiello bisogna innanzitutto ascoltare cosa vuole il consumatore finale, entrare nel suo inconscio, capirlo e soddisfarlo. Per questo ho dato vita una famiglia ricca e diversificata di marchi, per offrire al cliente modelli adatti per ogni stile e per ogni occasione.

Qual è lo spirito con cui affrontate un nuovo progetto?
Per affrontare un nuovo progetto è fondamentale la condivisione del progetto stesso con “la propria squadra”. Credo molto nel lavoro di gruppo, nella comunione di obiettivi e strategie, procedendo con convinzione e senza mai desistere.

E le sfide del mercato?
È molto importante adattare le strategie al mercato di riferimento. Oggi vendiamo più di 450mila gioielli ogni anno in più di 3mila gioiellerie italiane e centinaia estere. Per quanto riguarda l’Italia, distribuiamo anche attraverso sei punti vendita diretti. Per l’estero, invece, stiamo proseguendo la politica di espansione, rafforzando la presenza in Medio Oriente, Stati Uniti, Cina e ovviamente in Europa, con particolare attenzione ai mercati emergenti dell’Est, come la Russia, la ex Jugoslavia – Slovenia, Croazia, Montenegro -, la Romania, la Bulgaria e la Grecia. Un progetto basato su forti partnership con realtà del luogo, che quindi conoscono la cultura locale e possono cogliere meglio le necessità del consumatore.

È importante Internet per la comunicazione dei vostri marchi?
In Italia è ancora molto forte il canale diretto dei negozianti, ma sicuramente Internet è uno strumento importante, che si sta imponendo in tutti i settori. Il mondo della gioielleria sta ancora “muovendo i primi passi” verso il web, ma ci sono grandi potenzialità.

Quali sono le sue passioni?
Ho sempre praticato molto lo sport, come il calcio, il tennis, il ping pong e gli sport di equilibrio, come il windsurf e lo snowboard. Sto molto attento all’alimentazione e alla salute in generale: per questo mi sono appassionato molto a discipline che curano “corpo e spirito”, come lo yoga e lo stretching. Inoltre, sto scrivendo un libro: vorrei realizzare un romanzo dove raccontare la mia storia e quella della mia azienda.

Qual è la sua visione del lusso?
Il lusso aiuta le persone a sentirsi a loro agio, aumenta l’autostima e aiuta a relazionarsi con gli altri. Ritengo sbagliato considerarlo sinonimo del semplice valore materiale: non è direttamente collegato al prezzo. Il lusso è tale nella misura in cui sa renderci felici.