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Il Museo del Profumo di Milano

Il Museo del Profumo di Milano

Un viaggio nella storia delle essenze

Luce e bagliori riflessi dai cristalli, colori, locandine dallo stile Liberty: quando si entra al Museo del Profumo di Milano, l’impressione è quella di entrare in un mondo fatato, tra lusso e divertimento.
Avvicinandosi alle vetrine si scoprono miriadi di flaconi e contenitori per essenze, cipria e rossetti di fogge e stili diversissimi, che hanno caratterizzato le diverse epoche della profumeria, artistica e non, e del make up. Ecco creazioni di Lanvin, Guerlain, Schiapparelli, Dior e molti atri. Sono circa un migliaio gli esemplari esposti, tra profumi famosi e curiosità per appassionati.

Qui si possono ammirare, infatti, le creazioni nate dall’estro di artisti quali René Lalique, Carlo Scarpa, Paolo VeniniJulien Viard in collaborazione con le aziende profumiere nel particolare settore dell’arte applicata all’industria.

A essere approfondite sono soprattutto le tematiche sociali e storiche che hanno influenzato il mondo della profumeria e del make up del ‘900. Temi che si possono esaminare con la rivista “Profumeria da Collezione“.

Presso la struttura si organizzano anche corsi sulla Storia del Profumo, unici in Italia, tenuti da Giorgio Dalla Villa, esperto di Profumeria d’Epoca tra i più conosciuti nel nostro Paese e all’estero, direttore della rivista e autore di numerosi articoli sulla Storia del Profumo comparsi su varie riviste e sul sito di Accademia del Profumo.

Il Dottor Dalla Villa ci ha accompagnato nella visita al museo, alla scoperta dei flaconi che hanno caratterizzato le diverse epoche della profumeria francese e italiana.

Gli oggetti esposti sono stati realizzati a partire dall’inizio dell’Ottocento fino agli anni Sessanta del Novecento, gli anni più importanti per la storia della profumeria d’autore”.
Ecco esempi di flaconi di epoca napoleonica, di creazioni del famoso profumiere Coty e di Guerlain, Boujoirs, che ha creato all’inizio ciprie per il teatro poi è diventato profumiere, e dell’azienda italiana Borsari.
La profumeria italiana non è mai arrivata ai livelli di quella francese per diversi motivi. A fine Ottocento i francesi hanno scoperto i prodotti sintetici, che hanno dato una gamma enorme di possibilità di creare i profumi. In Francia hanno poi spinto il profumo puntando sul lato erotico: era indossato per conquistare l’amante. In Italia si è rimasti su essenze blande, perché le fragranze servivano per sapere di pulito: la donna non poteva essere vista come amante, ma come madre”.

Ecco profumi racchiusi in flaconi che prendono la forma di scoiattolo, grammofono, pugnale.
Nel secondo dopoguerra abbiamo soluzioni in cui la fragranza è contenuta in flaconi particolari, in cui si dà forte risalto all’aspetto visivo: alcuni esempi sono di Vidal e Linetti.”

Ecco esempi della Bertelli, che aveva come testimonial Greta Garbo, e di Elsa Schiapparelli, stilista italiana che visse in Francia ed ebbe una vita avventurosa. “A fare storia il suo profumo Shocking. Il flacone è stato creato da Leonor Fini, una pittrice degli anni Trenta che ha riprodotto le fattezze di una famosa attrice dell’epoca per cui la Schiapparelli creava gli abiti”.

Ecco l’Acqua di Colonia, i profumi di Nina Ricci, le creazioni di Renè Lalique, Fulvio Bianconi, Carlo Scarpa.

Dalla visita si capisce che il profumo non viene visto solo dal punto di vista delle essenze e della moda.
Non studiamo solo l’essenza ma la creatività nel suo insieme: il flacone è molto importante. Ci interessa soprattutto il rapporto che c’è tra il sociale, la profumeria e il make-up, dalla creazione artistica al perché sono nati certi profumi in certe epoche e come hanno caratterizzato la società. Ad esempio, negli anni Settanta il patchouli era di moda perché si guardava con interesse all’India. Negli anni Sessanta il movimento di liberazione della donna ha fatto sentire l’uomo meno ‘padrone’: l’uomo ha cercato di riconquistare la sua posizione predominante con Brut di Fabergé, con cui cercava di farsi notare grazie alle note pregnanti della fragranza. Il profumo riporta, infatti, a un certo tipo di società. Ci sono due categorie di profumo. La prima racchiude fragranze che seguono un momento sociale poi passano di moda. La seconda è rappresentata dai profumi storici. Un esempio è lo Chanel N.5, nato come profumo di ribellione, per donne che volevano farsi notare. Il profumo è ancora attuale perché il momento storico di emancipazione della donna non si è ancora concluso. Il flacone, non è arrotondato o morbido nelle forme, è sempre stato squadrato e aggressivo: si brandisce.”

Come è nata questa iniziativa?
E’ nata quando frequentavamo la facoltà di Storia Moderna. Grazie all’interesse di una nostra amica per la profumeria abbiamo scoperto che studiando il settore si poteva raccontare la storia dell’Ottocento e dell’inizio del Novecento con un taglio del tutto particolare. Analizziamo, così, come la storia ha inciso sul profumo ma anche come il profumo ha inciso sulla storia. Un esempio è legato alla casa milanese Migone, nata nel 1778, e a Napoleone. Quando il generale francese arrivò a Milano chiamò a sé Giuseppina, che faceva parte della massoneria, nella Loggia della Dea Iside, fondata da Cagliostro. Si era a conoscenza all’epoca che Cagliostro aveva messo a punto un rito di quaranta giorni che portava al ringiovanimento, che non aveva potuto portare a termine poiché era stato imprigionato alla Bastiglia. Tornato in Italia, prima di finire i suoi giorni nelle carceri romane, passò a Milano dove incontrò Migone. Si diffuse la voce che il profumiere conoscesse il rito, uno dei motivi per cui Giuseppina fu attratta dal viaggio nel capoluogo lombardo. Cagliostro però aveva trasmesso a Migone solo alcune parti del rituale che andava concluso al tempio di Iside ad Assuan. Giuseppina fu una delle sostenitrici più convinte della campagna d’Egitto. Ecco così che dalla storia del profumo emergono fatti che conoscono in pochi.”

Qual è un profumo che rappresenta l’epoca attuale?
Ci sono prodotti che vanno di moda per sei mesi poi spariscono. Il mondo della profumeria attuale è complicato. Le aziende e i gruppi fanno analisi di mercato poi creano un profumo. Manca l’aspetto romantico del profumiere che crea senza troppi condizionamenti. Alcuni poi ripropongono profumi del passato“.

Cosa pensa della profumeria artistica di oggi?
Mi delude. Ci sono case che fanno edizioni con flaconi particolari in serie limitata di un loro successo. Prima si guardava molto alla boccetta che è identificativa del profumo. Ora ci sono flaconi di profumi comuni più belli di quelli creati per la profumeria artistica, in cui si adoperano contenitori dalle linee classiche e simili tra loro“.

In quanto tempo avete raccolto i flaconi esposti?
Sono stati raccolti in venti anni, in Europa e in America. La Francia è stata nel periodo tra le due guerre la nazione più chic d’Europa. La moda francese si è diffusa in tutto il mondo. Gli americani andavano a comprare a Parigi, per cui molti esemplari si trovano in America“.

La moda è sempre andata di pari passo con la profumeria?
In Francia, griffe e profumo sono sempre stati associati. Gli americani portavano con sé gli abiti e i profumi legati al marchio. I flaconi dovevano essere eleganti come gli abiti. In Italia questo non succedeva. Si trovano flaconi del genere in famiglie facoltose che potevano permettersi viaggi in Francia. Nel nostro paese si vendevano prodotti per le signore per bene, ad esempio la Violetta di Parma“.

Il Museo è aperto a tutti?
No, facciamo una selezione. Non accettiamo scolaresche ad esempio. È aperto, su prenotazione e con visita guidata, per gli appassionati e gli abbonati alla nostra rivista“.

Caterina Varpi