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Filippo La Mantia: il food è filosofia

Filippo La Mantia: il food è filosofia

Intervista allo Chef Principi e principesse, così come star e personaggi del mondo dello spettacolo, da sempre hanno scelto l’Hotel Majestic di Roma per il lusso e i confort, ma anche per la speciale emozione data dalla consapevolezza di trovarsi nel cuore della città eterna avvolti dalla massima privacy.

In origine, il ristorante dell’Hotel Majestic era stato progettato e realizzato secondo la tradizione neoclassica e i servizi offerti rispondevano alle esigenze raffinate, ma pur sempre canoniche, degli ospiti dell’albergo.

Oggi, con l’arrivo dello Chef Filippo La Mantia, il concept stilistico e funzionale del ristorante è stato rivoluzionato.
Lo stile neoclassico è stato impreziosito da grandi e confortevoli divani circolari, sistemati intorno ai tavoli dal piano in marmo bianco di Carrara, tappeti fatti a mano che si susseguono in sequenza prospettica come se fossero un unico disegno, ampi lampadari in cristallo baccarat che rievocano le atmosfere imperiali mitteleuropee e, infine, le sedute sono un misto di tessuti e velluti italiani di altissima qualità.

Il mio concetto di food – ha detto lo Chefsta nel creare un’atmosfera di casa, confort, servizio e cibo da permettere ai commensali di viaggiare stando seduti su una comoda sedia a gustare del cibo che racconti loro qualcosa di importante ma semplice, di tradizionale ma con una forza interiore originale, tale da rendere quell’esperienza unica“.
Abbiamo incontrato Filippo La Mantia e ci siamo fatti raccontare la filosofia che accompagna questa nuova visione di ristorante.

Com’è nata l’idea di questo ristorante?
Come tutte le cose belle nasce per caso. Ho incontrato i proprietari dell’Hotel Majestic di Roma al Golf Club Cala di Volpe in Sardegna, dove lavoravo l’estate scorsa; a settembre sono andato a Roma per vedere il locale e me ne sono completamente innamorato, rispecchiava al 100% quello che avevo in mente. Abbiamo poi lavorato a strettissimo contatto con gli architetti per realizzare un ristorante che rispecchiasse quello che sono e quello che volevo per il mio locale.
Il risultato è eccezionale. Un luogo dove assaporare piatti semplici e divertenti, punto di incontro per chi è ospite dell’hotel ma anche per i romani e chi è di passaggio nella città eterna. Per il prossimo autunno abbiamo, infatti, tantissimi appuntamenti in calendario, primo fra tutti il Festival Internazionale del Film di Roma.

La sua cucina è famosa per i profumi: da dove nasce questa passione?
Io sono siciliano, i profumi scorrono nelle mie vene. I colori e gli odori delle isole Eolie, Egadi e di Pantelleria, dove ho vissuto per 18 anni, hanno influenzato la mia vita lasciandomi ricordi indimenticabili e questo ha fatto sì che nei miei piatti non mancassero continui omaggi alla mia terra.

Ci può spiegare il suo concetto di “light”?
Questo termine è stato coniato da critici ed esperti che studiano da tempo la mia cucina e i miei piatti.
Per me è puramente “light”, è un concetto puramente fisiologico. Non amando l’aglio, la cipolla, il burro e in genere i fondi di cottura, ho ricercato il modo di esaltare i sapori attraverso l’utilizzo di altri prodotti, come gli agrumi, ad esempio. Da quando ho iniziato a cucinare il mio motto è sempre stato “far da mangiare come piace a me”.

Cosa significa per lei cucinare?
La cucina per me è alla base di tutto. Faccio quello che mi piace di più, dare da mangiare alla gente.

Innovazione o tradizione?
Tradizione al 100%. L’innovazione oggi è stare attenti al fisico delle persone che digeriscono con maggior difficoltà rispetto a 50 anni fa. Porto tutto il rispetto ai miei colleghi che utilizzano la tecnologia in cucina, abbiamo semplicemente un modo diverso di interpretare la nostra arte.

Il suo piatto nel cassetto?
La caponata per me è l’identificazione totale della cucina. La mia ricetta è assolutamente tradizionale ma con un pizzico di fantasia che la rende divertente al palato.

… e a casa chi cucina?
Per gli amici la domenica cucino io… ma devo dire che mia moglie è molto brava.

Francesca Zottola

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