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La grappa in rosa: intervista a Claudia Mazzetti

La grappa in rosa: intervista a Claudia Mazzetti

La presidentessa della Associazione Donne della Grappa racconta della sua azienda e il suo lavoro, in una delle distillerie storiche del Pimonte, dove vengono create grappe da intenditori

Abbiamo parlato più volte della grappa Mazzetti d’Altavilla e degli eventi legati all’azienda, come la mostra in corso dedicata a Guido Botta.

Azienda storica e pluripremiata, la Mazzetti d’Altavilla ha svolto un ruolo significativo nel cambiamento della percezione e del consumo di grappa degli ultimi anni. Cambiamento a cui hanno contribuito le rappresentanti femminili della famiglia Mazzetti.

In occasione della festa della donna abbiamo chiesto a Claudia Mazzetti, responsabile marketing e comunicazione di Mazzetti d’Altavilla e presidente dell’Associazione Donne della Grappa di parlarci della sua esperienza in un campo da molti visto come maschile e della verve innovatrice che le donne hanno portato nell’universo della grappa.

Qual è il rapporto tra tradizione e innovazione per Mazzetti d’Altavilla?

Mazzetti d’Altavilla rappresenta uno dei più storici operatori del settore. Si tratta della più antica Casa di distillazione operante in Piemonte, le cui radici risalgono al 1846 e pongono la Famiglia Mazzetti in una delle primissime posizioni nazionali per anzianità.
La passione per la Grappa si è tramandata di generazione in generazione, fino ai miei fratelli Cesare, Nicoletta, e Giorgio e a me, tutti legati indissolubilmente alla tradizione ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro. E’, infatti, nel connubio tra tradizione e tecnologia che si racchiude la missione e l’impegno della nostra famiglia che ha creduto e investito nello studio e nella ricerca continua degli aspetti qualitativi e sensoriali della grappa senza mai dimenticare le proprie radici.
La sintesi tra vecchio e nuovo è rappresentata anche nella sede dell’Azienda, l’antica casa di famiglia sapientemente restaurata e ampliata, in cui oggi trovano spazio gli uffici, la produzione e la distilleria, nonché l’enoteca-cantina. Si trova in cima alla collina immersa in uno splendido scenario del Monferrato. È stato un investimento legato al territorio, per tenere salde le radici con la terra e con Altavilla Monferrato. Questo legame si esprime anche nella linea di produzione, con la scelta di impiegare esclusivamente vitigni piemontesi, la cui massima espressione è “Collezione” che comprende quattordici diverse grappe di singoli vitigni. Scelta, questa, volta a rappresentare e difendere il patrimonio di una regione, che ha una forte vocazione vitivinicola unica e di altissimo livello nel panorama non solo italiano ma mondiale.

Come è cambiata l’immagine della grappa negli ultimi anni?

Mentre il mercato generale delle bevande superalcooliche sta vivendo da alcuni anni una fase di leggero e continuo declino, ravvivato solo dalla capacità di grandi Case multinazionali di imporre il consumo di alcuni distillati, agendo sulle leve della moda del momento, la grappa gode di un periodo di relativo successo.
I consumi sono in controtendenza, e mostrano un leggero aumento progressivo. Ciò è innegabilmente dato da un continuo miglioramento qualitativo dell’offerta, accompagnato dall’immagine del prodotto, che viene sempre più accostata a quella dei vini, con l’adozione da parte dei produttori di un marketing mix adeguato a tale ‘vissuto’ del prodotto nel consumatore.

Il mercato della grappa, una volta riservato a persone di età elevata e di medio-basso livello di reddito, da anni si sta sviluppando lungo direttrici originali, ed ha raggiunto target difficilmente individuabili solo dieci anni fa: il consumatore-tipo oggi è di età dai 35 ai 55 anni, di livello socioculturale medio-alto e alto, e ancora prevalentemente maschile, anche se tale connotazione ha perso importanza, e oggi molte donne si avvicinano al prodotto con competenza ed interesse (mentre una volta era praticamente impensabile vedere una signora richiedere e sorseggiare pubblicamente una grappa).
Il consumo nel canale domestico riveste ancora notevole importanza, tuttavia qui si registrano solo i maggiori volumi, mentre i maggiori fatturati si hanno nel canale dell’horeca, dove l’offerta di grappa si esprime nella sua massima varietà qualitativa (anzi, spesso l’assortimento del ‘carrello delle grappe’ viene utilizzato dai clienti per determinare il livello di servizio e di competenza del locale stesso).

Perché è nata l’associazione delle Donne della Grappa?

L’Associazione nasce quasi per caso, per volontà di alcune donne grappaiole che hanno iniziato a parlarne nel 2000, in occasione di una manifestazione fieristica, e che poi hanno deciso di finalizzare lo statuto associativo nel 2001 durante la manifestazione fieristica più importante per il nostro comparto, ovvero Vinitaly a Verona. Da quell’anno presiedo l’Associazione.
Si sentiva la necessità di promuovere il prodotto grappa che era ancora fortemente legato, nell’immaginario comune, a una sorta di ‘surrogato di coraggio’ per i soldati o a una ‘forte – soprattutto in termini di gradazione alcoolica – sferzata di energia’ riservata ai contadini che si alzavano di notte e, affrontando le intemperie e il freddo, dovevano recarsi nei campi per tutta la giornata. Prodotto che in realtà era cambiato nel tempo, aveva subito importanti trasformazioni, soprattutto a livello qualitativo. Non dimentichiamo che negli ultimi trent’anni noi distillatori ci siamo resi conto dell’importanza di distillare la vinaccia ancora fresca, carica di sentori alcoolici e aromatici, evitando di lasciarla per lunghissimi tempi incustodita, all’aria, alle intemperie. Prima, così, l’ossigeno riduceva il grado intrinseco di acidità dell’uva, permettendo alle muffe di intaccarla, e quindi facile è comprendere quale potesse essere il risultato della distillazione di quel prodotto ‘avariato’! In più si è iniziato a distillare i singoli vitigni e quindi ad ottenere non solo grappe più armoniche, ma anche con caratteristiche organolettiche precise e corrispondenti al vitigno di partenza.
Una grappa non necessariamente più morbida, ma sicuramente meno aggressiva, meno rude, più profumata, quasi da poterla già ‘bere anche solo con il naso’! E quindi le donne, un tempo escluse dal target di riferimento della bevanda alcoolica ‘di bandiera’, si sono avvicinate prima al prodotto, diventandone sapienti consumatrici (non a caso pare che le donne abbiano un ‘naso più attento e sensibile’ di quello maschile), e poi alle distillerie, dove, grazie al loro intervento, si è riusciti a ingentilire oltremodo la qualità del prodotto. Infine ‘l’altra metà del cielo’ si è adoperata per realizzare packaging eleganti e curati nei minimi particolari, favorendo così la diffusione e la cultura di un prodotto rinnovato, ma sempre nel massimo rispetto della tradizione.
Tanti sono i momenti di avvicinamento alla grappa organizzati dalla Associazione, durante manifestazioni fieristiche ed eventi locali, durante i quali sempre ci adoperiamo per la promozione della grappa anche in versioni alternative, grazie alla scoperta della versatilità di questo prodotto: cocktails, abbinamenti a cibi, nelle preparazioni culinarie dolci e salate.
E nel 2003 addirittura l’associazione ha organizzato un convegno al Grand Hotel des Iles Borromées a Stresa sul tema ‘Grappa e Benessere’, dove si è lanciato il massaggio con la grappa!

Il rapporto delle donne con la grappa: sono degustatrici esigenti e attente?

Le donne sono esigenti per antonomasia e quindi, come ho già avuto modo di raccontare, si rapportano nei confronti del distillato di bandiera con la stessa esigenza che le qualifica in tutte le situazioni e i settori, sia nella degustazione che nella produzione.
Le donne sanno quello che vogliono e sanno come arrivarci e, solitamente attente alle proprie scelte, chiedono specificatamente ciò che desiderano, soprattutto nei casi in cui vengono utilizzati due sensi quali l’olfatto e il gusto. Mai mettere nulla al naso o in bocca senza saperne la provenienza!

Cosa significa per una donna lavorare in un settore da molti ritenuto maschile?

Una grande soddisfazione! ‘Sfondare una porta’ fino a pochi anni fa aperta solo al mondo maschile, per entrare in un luogo magico che custodisce tanti e tanti segreti – almeno fino a quando non abbiamo iniziato ad aprire le distillerie al pubblico, agli amici, ai consumatori.

Qual è la sua idea del lusso?

Brevemente, in una battuta, posso dirle che personalmente l’idea di lusso corrisponde a… una raffinata eleganza…