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Canova, l’ideale classico tra scultura e pittura

Canova, l’ideale classico tra scultura e pittura

A Forlì dal 25/1 al 21/6/09
Il 2009 si aprirà con una grande mostra dedicata a uno degli scultori più celebri della storia dell’arte: i Musei di San Domenico di Forlì ospiteranno “Canova. L’ideale classico tra scultura e pittura”, promossa dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, curata da Antonio Paolucci, Fernando Mazzocca e Sergéj Androsov e con l’allestimento di Wilmotte e Alessandro Lucchi.

La mostra, con 160 opere di cui due inedite dello scultore, si configura come la più impegnativa e completa esposizione sino a oggi dedicata al maestro veneto, dopo quella di Venezia del 1992.

Attraverso una serie di capolavori, l’esposizione ripercorrerà l’intera carriera del “moderno Fidia”, ponendo per la prima volta a confronto le sue opere (marmi, gessi, bassorilievi, bozzetti, dipinti e disegni), oltre che con i modelli antichi cui si ispirò, anche con i dipinti di artisti a lui contemporanei con i quali si confrontò.

Da Canova al grande neoclassicismo internazionale, con un focus di partenza – Forlì – ben localizzato ma non locale. Non è noto, infatti, che la città e la regione furono luoghi fondamentali per Canova e, in generale, per il neoclassico in pittura e scultura. La mostra spazierà dalla scultura alla pittura, proponendo anche alcuni confronti con Raffaello e Tiziano, e altri capolavori di quel “classico” che fu fonte di ispirazione per molti artisti tra l’ultimo Settecento e il primo Ottocento.

Per Forlì, Canova creò tre capolavori. Innanzitutto una versione di Ebe realizzata tra il 1816 e il 1817 per la contessa Veronica Guarini. A precedere Ebe, nel 1814, fu la Danzatrice col dito al mento, destinata al banchiere Domenico Manzoni e andata dispersa dopo la morte del proprietario in un atroce fatto di sangue, il cui mistero rimane ancora insoluto. La vicenda sarà sublimata dallo stesso Canova nella bellissima Stele funeraria di Domenico Manzoni ancora conservata nella chiesa della Santissima Trinità.

Il confronto tra le due diverse versioni di Ebe, quella di Forlì e quella dove la figura è rappresentata su una nuvola, appartenuta all’Imperatrice Giuseppina moglie di Napoleone, evidenzia come il grande scultore seppe trasporre nel marmo l’audace motivo della figura in volo.

Per capire la nascita di questo capolavoro, la prima e la seconda Ebe saranno collocate, scenograficamente, in sequenza con due capolavori della scultura antica: L’Arianna con la pantera, allora agli Uffizi e oggi al Museo Archeologico di Firenze, e la Danzatrice di Tivoli, opera ellenistica cui Canova si è ispirato. E ancora con il Mercurio volante di Giambologna.

Alle pareti le diverse rappresentazioni dipinte di Ebe, un tema prediletto dai maggiori pittori neoclassici stranieri (Reynolds, Romney, West, Hamilton, Vigée Le Brun) e italiani (Lampi, Pellegrini, Landi), creeranno un gioco di rimandi tra la pittura e la scultura.

Canova associava la bellezza eterna di Ebe, simbolo di una giovinezza ancora incontaminata, a quella di altre divinità come Amore e Psiche, capolavoro presente nella sezione successiva, accanto ad altri suoi capolavori opportunamente confrontati con le creazioni di pittori come Giani, Landi, Angelica Kauffmann, Hayez che si sono cimentati sugli stessi temi, negli stessi anni.

Ancora la raffigurazione dinamica della figura che si muove nello spazio sarà il motivo dominante della sezione dedicata alla Danzatrice, anch’essa appartenuta all’Imperatrice Giuseppina e ora all’Ermitage, confrontata con le Danzatrici di Hayez e soprattutto con le figure danzanti presenti nelle grandi tempere, capolavori di Canova pittore, che finalmente restaurate rivelano per la prima volta non solo la loro commovente bellezza ma i segreti della loro tecnica davvero unica.

Dopo questa ampia sezione dedicata alla musica e alla danza, dove comparirà anche la celebre Tersicore, la statua in movimento di Orfeo, concessa dall’Ermitage, ci introduce alla straordinaria sezione dedicata allo “Scultore filosofo”. Ad essere qui indagato sarà il Canova che seppe confrontarsi con il tema metafisico della morte, come nelle stele funerarie in marmo, ispirate a quelle attiche, messe a confronto con analoghe rappresentazioni in pittura e con i drammatici bassorilievi sulle ultime ore di Socrate.

La grandezza di Canova sarà testimoniata da prestiti eccezionali. Come i due colossali Pugilatori dei Musei Vaticani, ispirati ai due Dioscuri del Quirinale, su cui il giovane Canova si arrampicò tante volte per studiarli. O come la Venere Italica di Palazzo Pitti, la dea moderna tanto amata da Foscolo che la riteneva superiore a quella antica dei Medici. O ancora la Maddalena, capolavoro per il quale Canova trovò ispirazione in Tiziano.

Questo ultimo capolavoro sarà considerato dai romantici la sua opera più bella e per questo divenne motivo di ispirazione per Hayez la cui Maddalena, che sarà accostata a quella di Tiziano e Canova, rivela nella sua sconvolgente sensualità come, non uno scultore, ma il celebre pittore del Bacio possa considerarsi vero erede di Antonio Canova.

Canova. L’ideale classico tra scultura e pittura
Forlì, Musei San Domenico
25 gennaio – 21 giugno 2009
tel. 199 199 111
Riservato gruppi e scuole (incluso visite e laboratori didattici): tel. 02 43 35 35 25
[email protected]

www.mostracanova.eu