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Brunello Cucinelli, il successo dell’etica

Brunello Cucinelli, il successo dell’etica

Intervista all’imprenditore-filosofo umbro

Brunello Cucinelli è un imprenditore-filosofo. Ai valori del mondo degli affari e della finanza preferisce quelli dell’uomo e del bene comune. Quando parla dei quasi 500 dipendenti che lavorano nel Gruppo umbro (che comprende i marchi Brunello Cucinelli Cashmere, Gunex e Rivamonti) li definisce “anime belle” e si intrattiene con loro a conversare di virtù, filosofia e forza. A loro, agli oltre 1000 addetti che fanno parte dell’indotto dell’azienda, ai collaboratori e agli amici, Brunello ha fatto un dono prezioso, un libro dal titolo Riflessioni, dove sono raccolti i suoi pensieri e dove immagina un dialogo fra Marco Aurelio e Barack Obama. Per meglio far comprendere il pensiero dei due statisti ha accompagnato il libro con l’opera Pensieri di Marco Aurelio e con una raccolta dei discorsi del presidente americano.

E la filosofia che anima l’imprenditore umbro si ritrova in quello che è il suo “progetto di una vita”. Ovvero la riqualificazione del borgo di Solomeo, in Umbria, dove è ubicata l’azienda e al quale Cucinelli dedica circa il 2% annuo del fatturato. Il progetto, partito oltre vent’anni fa, prevede di riportare agli antichi splendori il borgo medievale e ha visto già il restauro del castello (dove ha sede l’azienda), del parco settecentesco di Villa Antinori, la piazza della Pace (inaugurata nel settembre 2008 dopo sette anni di lavori), il Foro delle Arti con il Teatro. A maggio 2010 sarà presentato il nuovo tassello di questo “progetto per l’Umanità“. Per il momento Brunello inaugura nuove boutique monomarca, di cui l’ultima in ordine di tempo a Roma.

Un altro importante traguardo è stato raggiunto: l’insegna Brunello Cucinelli si accende su Roma…
Effettivamente da oltre tre anni eravamo alla ricerca di una giusta collocazione per il monomarca. Grazie a un partner importante come la famiglia Sermoneta, storica dinastia di mercanti – nell’accezione nobile del termine -, abbiamo trovato la location ideale per gusto e stile, all’angolo tra via Borgognona e via Bocca di Leone, di fronte allo storico hotel d’Inghilterra. La boutique ha sei grandi vetrine e si sviluppa su una superficie di circa 200 metri quadrati, distribuita su due piani con una piccola terrazza tra i tetti di Roma. Abbiamo creato un contenitore neutro, realizzato con materiali naturali dalle tinte chiare, che lascia spazio all’inserimento di mobili della tradizione umbra, re-interpretati in chiave moderna.

Quanti sono oggi i monomarca Cucinelli?
Il brand è presente in oltre mille multimarca in tutto il mondo e in 35 boutique; di queste il 30% è curato direttamente da noi mentre il restante è in franchising. Un mese fa abbiamo inaugurato a Tokyo, nel quartiere di Aoyama, il primo monomarca giapponese mentre a novembre apriremo, in Madison Avenue, la seconda vetrina newyorkese. Entro la fine dell’anno saremo anche a Miami, Monaco, Dubai e Knokke, in Belgio.

Ha progetti anche sul fronte dei plurimarca?
Per noi i multibrand sono i partner più difficili ma i più importanti. Il nostro prodotto è uno sportivo-chic che deve essere compreso e spiegato al meglio e che viene scelto da chi vuole indossare dei capi unici. Quindi anche chi propone le collezioni deve entrare nello spirito del prodotto, nella filosofia dell’azienda. I multimarca diventano così delle palestre importanti che danno giudizi severi che, a chi ha il coraggio di ascoltarli, danno delle indicazioni preziosissime.

Il Gruppo vanta crescite di fatturato che si susseguono di anno in anno: qual è il segreto?
Sono convinto che questa crisi sia un’opportunità storica per ripensare al luogo ideale dell’uomo, quel luogo dove etica e profitto non possono essere tra loro mai separati, perché sono una sola cosa. Io seguo da sempre questa filosofia e non me ne pento. Anche i numeri mi danno ragione.

Ovvero?
Il nostro fatturato è passato dai 120,67 milioni di euro – in crescita del 32,34% – del 2007 ai 143,86 milioni di euro dello scorso anno, ai 154 milioni di euro che prevediamo di raggiungere a fine di quest’esercizio.

Alessandra Iannello