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5 – Sciacchetrà: il lato dolce della Liguria

5 – Sciacchetrà: il lato dolce della Liguria

Prezioso nettare le cui vigne sono incastonate a picco sul mare
Un vino dolce, prodotto in un territorio duro ed impervio: le Cinque Terre.
Un angolo di Liguria splendido dal punto di vista paesaggistico, naturalistico, per i colori e la trasparenza del mare. Un territorio ripido e scosceso, che si tuffa nel mare. Ripide scogliere lungo le quali, come piccole pietre preziose, sono incastonate le vigne terrazzate.
Microscopici fazzoletti di terra, dai quali si ottiene un quantitativo limitato di un vino prezioso: lo Sciacchetrà.

Un vino dolce, pregevole, quanto raro. Difficile trovarlo nelle normali enoteche. Per acquistare una bottiglia di questo vino, in molti casi, occorre andare direttamente dal produttore. Ecco perché le vacanze estive sono un’ottima occasione per farsene una buona scorta. Due avvertenze però. Innanzitutto, come ogni vino raro, lo Sciacchetrà è alquanto costoso. Una piccola bottiglia da 0,375 non costa meno di 30 – 40 euro. Inoltre, occorre prestare molta attenzione ai vini che vengono venduti come Sciacchetrà, senza esserlo. D’altra parte, quando c’è l’occasione, i furbi abbondano: anche in Liguria.

Ma, aldilà di quei pochi furbetti, il prezzo della Sciacchetrà, quello vero, è più che giustificato.
La vendemmia è a dir poco difficoltosa. Le vigne sorgono su piccole parcelle di terra, spesso distanti da loro. I contadini sono costretti a vere e proprie acrobazie per spostarsi lungo le pareti a picco sul mare. Inoltre, l’appassimento delle uve è totalmente naturale e, di conseguenza, lungo nel tempo. I grappoli sono lasciati sulle piante oltre il limite della normale vendemmia, al fine di raggiungere la sovra maturazione, al caldo sole ligure. Un processo che conferisce agli acini un piacevole colore caldo, consentendo alle bucce di arricchirsi dei profumi e degli aromi che ritroveremo nel bicchiere. Dopo la vendemmia, gli acini, selezionati uno ad uno, sono posti sui graticci per l’appassimento, fino a novembre inoltrato, controllati a vista e pazientemente coccolati, al fine di evitare il proliferare delle muffe.

Lo Sciacchetrà, il cui nome deriva dal termine dialettale “Schiaccia e Trai”, rientra, a pieno titolo, tra i vini per “chi ama distinguersi”, uscendo fuori dal coro. Un’originale alternativa agli ormai troppo scontati Passiti di Pantelleria. La personalità dello Sciacchetrà è forte e decisa, ben sintetizzata da un bouquet aromatico unico. Poco considerato anche dalle guide e dalle riviste specializzate, lo Sciacchetrà arriva sulle tavole e nei bicchieri solo di coloro che fortemente lo hanno cercato e ricercato. Un vino nel quale ci si può perdere tra le più sottili nuance aromatiche. Magari lasciando nel bicchiere un goccio di il vino, in modo che si “riscaldi” un po’, un paio di gradi sopra alla normale temperatura di servizio.

Per concludere, un’avvertenza: fate attenzione a non confondere lo Sciacchetrà con il suo quasi omonimo Sciac-Trà, altro vino ligure, ma rosato e secco, prodotto con uve Dolcetto, sotto la Doc “Riviera Ligure di Ponente”.

Il disciplinare. Lo Sciacchetrà è prodotto in prevalenza con tre vitigni: Bosco (minimo 40%), Vermentino e/o Alabarola (per un massimo del 40%) ed l’eventuale apporto di altri vitigni (massimo 20%). L’alcol minimo 17% di cui almeno 13,5% svolto. Prima di essere messo sul mercato deve affinare per almeno 12 mesi. È prevista anche una tipologia “Riserva”. In questo caso, l’affinamento minimo si prolunga fino ad almeno 36 mesi.

Nel bicchiere. Non sottolineato più volte, i vini dolci si servono freschi, ma non freddi, sfatando una vecchia, e non corretta usanza. Lo Sciacchetrà si esprime al meglio se degustato ad una temperatura di 14 gradi. Si serve in piccoli bicchieri, meglio se con una forma a tulipano, per apprezzare a pieno i profumi tipici di questo vino. Il colore è un bel giallo dorato, carico, sempre più intenso per i vini con qualche anno alle spalle. Al naso, è un trionfo di profumi. Un ventaglio ampio che spazia dalle note di frutta secca, in particolare la mandorla, ai sentori speziati e, caratteristica di questo vino, un’inconfondibile profumo di albicocca secca. In bocca è dolce, ma non troppo, per niente stucchevole. La componente alcolica si sente, ma non è invadente. Si apprezza la sua morbidezza, accompagnata da una buona struttura e sapidità. Il grande bouquet di aromi resta in bocca a lungo. Nelle etichette migliori, si apprezza può apprezzare gli aromi derivanti dalla vicinanza con il mare.

A Tavola. Quasi banale definire lo Sciacchetrà come un vino da meditazione. Si beve da solo o accompagnato con piccola pasticceria secca. Ottimo in abbinamento con il classico Pandolce genovese. Originale l’idea di servirlo come aperitivo accompagnato da formaggi stagionati. Straordinario con i formaggi erborinati come un buon Roquefort, un italiano gorgonzola stagionato, o, ancora più originale con un britannico Stilton.

Aziende & Etichette.
– Bisson
– Buranco
– La Polenza
– Sassarini

Danilo della Mura