x

x

Vai al contenuto
Messaggio pubblicitario

3 – Taurasi DOCG: il Barolo del Sud

3 – Taurasi DOCG: il Barolo del Sud

Vino poco conosciuto ma di grande pregioVino poco conosciuto, per non dire quasi sconosciuto. Eppure siamo di fronte ad un grande vino rosso: il Taurasi Docg. Grande al punto da meritarsi l’appellativo di “Barolo del Sud”.

Paradossalmente, è più conosciuto il vitigno principale utilizzato per produrlo: l’Aglianico. Ma, sono pronto a scommettere, la fama è più legata ad un altro importante vini del sud: l’Aglianico del Vulture. Ma si tratta di un altro vino e di un’altra zona, la Basilicata, che incontreremo presto. Peccato che un grande vino come il Taurasi, sia poco, e a volte male, comunicato. Un problema che, purtroppo, accomuna molti altri importanti vini italiani.

L’area di produzione del Taurasi confina con il territorio dove nasce il Greco di Tufo, con il quale condivide una lunga storia risalente agli antichi Greci. Introdotto in Italia tra il VI ed il V secolo a.c., l’Aglianico potrebbe derivare il proprio nome dall’antica città di Elea, posta sulla costa tirrenica della Lucania. Ma è più probabile che l’etimologia del termine risieda nella più semplice parola “Hellenico”, utilizzata anche per indicare il vino prodotto da questo vitigno. Vino già decantato da Orazio. L’attuale nome Aglianico, invece, sarebbe il risultato di un errore di pronuncia, risalente al XV secolo, durante la dominazione aragonese, quando la “doppia elle” del nome Ellenico, nella lingua spagnola, veniva pronunciata in “gli”.

In epoca più recente, l’Aglianico fu apprezzato da Andrea Bacci, medico di Papa Paolo III, che nel XVI secolo ne decantava, il profumo, il “gradevole gusto” ed “l’elevato potere nutritivo, corroborante per lo stomaco e le membra più che aperitivo”.

Il nome del vino Taurasi deriva dal toponimo di uno dei comuni posti all’interno dell’area di produzione. La storia ne fa risalire le origini al nome Taurasia, piccolo borgo, conquistato dagli antichi romani dopo aver sconfitto gli Irpini.

Ma torniamo al vino. Come si diceva in apertura, il Taurasi è un grande vino rosso, che non teme confronti anche con blasonati vini del nord. È stata la prima DOCG riconosciuta al vitigno Aglianico, seguita, successivamente, da altre due: l’Aglianico del Vulture Superiore e recentemente, l’Aglianico del Taburno, “cugino” prodotto nel Sannio, nella vicina provincia di Benevento. Pochi altri vitigni possono vantare ben 3 DOCG.

Nel Taurasi, l’Aglianico dà la migliore espressione di se. Un vino di sua struttura, un importante corredo tannico, intenso nel colore, nei profumi e negli aromi. Un vino di grande personalità: non può mancare nella cantina degli amanti dei piatti a base di carne.
Come il suo cugino “Greco di Tufo” è un vino poco conosciuto dal grande pubblico. Per questo lo consiglio a chi vuole distinguersi, servendolo in alternativa ad altri più rinomati vini rossi.

Il disciplinare.
Il Taurasi è prodotto con vitigno Aglianico (minimo 85%), ed il concorso di altri vitigni a bacca rossa non aromatici, raccomandati o autorizzati (fino ad un massimo del 15%). Deve essere sottoposto ad un invecchiamento di almeno 3 anni, dei quali almeno 1 in botti di legno. La gradazione alcolica minima è del 12%. È prevista anche la tipologia “Riserva”, per quei vini invecchiati per almeno 4 anni, dei quali almeno 18 mesi in botti di legno, e che presentino un titolo alcolico minimo del 12,5%.

Nel bicchiere.
Non mi stancherò mai di ricordarlo: nel servire i vini rossi, mai affidarsi alla famigerata “temperatura ambiente”. I rossi, come tutti gli altri vini, necessitano di una ben precisa temperatura di servizio, che raramente (praticamente mai) supera i 20° C.
Il Taurasi si serve, in ampi bicchieri, ad una temperatura di 18° C. Il colore è intenso: un rosso rubino con riflessi granati. Al naso, un bouquet alquanto complesso di profumi, tra i quali spiccano i frutti a bacca rossa ed i frutti di bosco, con note di liquirizia e vaniglia. Al palato, si presenta potente, di “sostanza”, e, al tempo stesso, morbido.

Le grandi etichette si distinguono per il buon equilibrio e per la presenza, non invadente, dei sentori tipici del passaggio in barrique. Con l’invecchiamento, i tannini si ammorbidiscono ulteriormente e migliora la già buona persistenza.

caciocavallo_INT _Taurasi

A tavola.
Vino più che perfetto per accompagnare tutta quella cucina Campana a base di carne. Dai primi con sughi di carne (immancabile con i maccheroni al ragù, meglio se di agnello), alla carne alla brace (delizioso con le costolette), fino a i formaggi a media – lunga stagionatura, meglio se saporiti o tendenti al piccante (imperdibile con il caciocavallo).

Per gli appassionati.
Alcuni importanti produttori di Taurasi, oltre a questa importante DOCG, realizzano, all’interno dello stesso territorio, altri interessanti vini DOC o IGT, sempre a base Aglianico. È il caso del Serpico prodotto da Feudi di San Gregorio, o del Salae Domini prodotto dalle Cantine Antonio Caggiano.

Aziende & Etichette.
Tra le aziende più interessanti: Feudi di San Gregorio (Taurasi Riserva “Piano di Montevergine”), Cantine Antonio Caggiano (“Vigna Macchia dei Goti”), Mastroberardino (Taurasi Riserva “Radici”), Salvatore Molettieri (“Vigna Cinque Querce” anche nella tipologia Riserva)

Per chi vuole distinguersi.
Da scoprire anche la versione rosata dell’Aglianico. Un vino affascinante nel colore, dagli intensi profumi, da servirsi a 16 – 18° C, ideale per accompagnare salumi, formaggi freschi e l’immancabile pizza. Da segnalare “Ros’aura” di Feudi di San Gregorio e “Lacrimarosa” di Feudi di San Gregorio.

Danilo della Mura