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2010, l’anno del Botticelli

2010, l’anno del Botticelli

Le rassegne di Francoforte e FirenzeNon solo Caravaggio: nel 2010 si ricorda un altro grande pittore italiano, Alessandro Filipepi detto Botticelli (1445- 1510) di cui si celebrano i cinquecento anni della morte.

Se numorose sono le rassegne che ricordano il genio lombardo non si può dire altrettanto per l’artista fiorentino, ricordato in un’esposizione a Francoforte e in due manifestazioni toscane.

A uno dei più famosi artisti italiani la cui opera è una delle più chiare interpretazioni dell’Umanesimo rende omaggio il Museo Städel di Francofortecon una mostra monografica, la prima realizzata in ambito tedesco, visitabile fino al 28 febbraio che riunisce un’ottantina di capolavori provenienti dai principali musei del mondo. In mostra più di quaranta opere – tra dipinti e disegni – del pittore e della sua bottega che consentono di seguire il passaggio dalla prima maniera botticelliana, cresciuta alla scuola di Filippo Lippi, alla maturità, avvenuta all’ombra di Marsilio Ficino e di Lorenzo di Pier Francesco de’ Medici, sino alla svolta più drammatica impressa anche da suggestioni savonaroliane. A definire il quadro culturale e  artistico in cui nacquero le creazioni di Botticelli la rassegna presenta una quarantina di lavori di artisti a lui coevi. In mostra opere quali “Pallade che doma il Centauro”, “Venere e Marte”, “Vergine adorante il bambino”, la “Madonna Guidi”, le “Storie di San Zanobi”.

Firenze celebrerà il suo concittadino con “Pregio e bellezza. Cammei e intaglio dei Medici” al Museo degli Argenti di Palazzo Pitti dal 25 marzo al 27 giugno. Il 25 marzo non è un giorno qualunque per il capoluogo toscano: è il primo dell’anno, dedicato all’Annunciazione, secondo l’antico calendario fiorentino. Simbolicamente prende il via la rassegna in cui i temi dell’Umanesimo sono espressi nelle gemme, messe a confronto con le opere d’arte. Il collezionismo di gemme costituì uno degli aspetti più affascinanti del processo di riscoperta dell’antico che caratterizzò il Rinascimento. Le ragioni di questo successo furono molteplici. Innanzitutto l’arte di incidere le gemme richiedeva l’impiego di materiali rari e molto costosi, nonché l’apporto di maestri dotati di straordinarie capacità tecniche. In secondo luogo ai cammei e agli intagli si attribuivano particolari virtù magiche e misteriose. Inoltre le loro ridotte dimensioni e la facilità di trasporto, ne facevano un regalo ideale per illustri personaggi e un’ottima forma di investimento. Tutti questi fattori ben spiegano la speciale predilezione che i Medici svilupparono, fin dal Quattrocento, per le incisioni su pietre dure e preziose, da loro alacremente raccolte in una delle più rilevanti collezioni della storia. Attraverso un selezionato numero di pezzi di eccezionale qualità provenienti dai più importanti musei italiani e stranieri, la mostra illustrerà la complessa storia di questo tesoro, a partire dalla sua costituzione ad opera di Cosimo, Piero e soprattutto Lorenzo de’ Medici.

Lorenzo Ghiberti, Donatello e Botticelli sono solo alcuni degli autori che nelle diafane raffigurazioni delle gemme medicee trovarono importanti spunti creativi. Tale aspetto sarà documentato da un’ampia varietà di opere, codici miniati, medaglie, disegni, dipinti e sculture atti a dimostrare la grande fortuna degli esemplari posseduti dai Medici. In molti casi si tratta di fedeli traduzioni dei modelli iconografici prescelti ma non mancano esempi più originali, come si può riscontrare in alcuni disegni di Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti.

Protagonista una delle opere di Botticelli: la cosiddetta Simonetta Vespucci, ritratta con al collo una corniola, il cosiddetto “Sigillo di Nerone”, con la storia di Apollo a Marsia e che nel Quattrocento è stata dei Medici.

Un’altra disciplina artigianale omaggia il genio toscano. Dall’11 settembre al 15 novembre si terrà, infatti, la quattordicesima edizione della Biennale internazionale del merletto di Sansepolcro, dedicata al Filipepi.
L’artista fu anche infatti elegantissimo disegnatore di tessuti e di ricami, come del resto altri artisti dell’Umanesimo e del Rinascimento italiano, più o meno celebri come Antonio e Piero Pollaiolo e Perin del Vaga. Tra le opere certamente assegnabili al talento botticelliano si ricordano: le raffigurazioni sulle croci ornamentali posteriori delle pianete della Collegiata di Pietrasanta e del Brukenthal Museum di Sibiu, sulla dalmatica del museo dell’opera del duomo di Orvieto, sulpaliotto del museo dell’opera del Duomo di Siena, sui cappucci di piviale del museo Poldi Pezzoli e del Castello Sforzesco di Milano.