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Intervista a Mario Maran

È presente a Pitti Uomo 73 il marchio torinese PT01

Presenta la prossima collezione uomo autunno-inverno 2008-2009 a Pitti Uomo 73 lo storico marchio torinese PT01, guidato dal Edoardo Fassino e Mario Maran. Ecco le parole di quest’ultimo riguardo la rassegna fiorentina e il mondo della moda.

Cosa significa per lei e per la sua azienda esporre al Pitti?
Pitti é la più importante manifestazione di settore al mondo; esporre qui é fondamentale.

Se dovesse scegliere una polaroid delle passate edizione, su quale si fermerebbe?
Sicuramente su quella della scorsa stagione, quando abbiamo presentato per la prima volta la collezione di pantaloni con il nostro marchio.

La soddisfazione più grande vissuta qui?
Il fatto che ogni Pitti lo sento come se fosse il primo.

Quanto incide il Pitti sulle vendite successive?
Difficile capire e misurare esattamente quanto incide. Però il fatto che la lista d’attesa sia lunghissima e che molte aziende, per snobbismo, avevano deciso di uscire per poi tornare la dice lunga. Certamente si tratta di un evento indispensabile, un momento insostituibile, dove gli operatori si ritrovano e si misurano, dove scambiamo opinioni, idee, pareri.

Essere presenti é più importante per una questione d’immagine oppure di fatturato?
Prevale l’immagine, ma come logica conseguenza arriva il fatturato.

Essere presenti, la si può definire una scelta obbligata?
Se ti muovi in un certo settore del mercato penso sia assolutamente necessario essere presenti.

Come si prepara il Pitti? Anzi, lei come lo prepara? Su quale aspetto mette l’accento? Cosa e come deve essere messo in evidenza?
L’idea creativa dello stand é la sua perfetta realizzazione. A parte certe classi di prodotto, non ritengo che Pitti sia più un momento di vendita, come poteva esserlo molti anni addietro. Oggi é un momento in cui il mercato si incontra per poi proiettare il risultato degli incontri e delle pubbliche relazioni agli spazi preposti alle vendite. Ovvero le show room, la rete vendita sui vari territori.

Secondo lei il buyer straniero cosa cerca al Pitti?
Novità, idee e spunti su quello che potranno essere le tendenze, i colori, le modellistiche. E poi cerca degli “scoop”, sempre più rari di questi tempi.

Parlando in generale, il settore della moda come va?
Il settore della moda si trova in un momento di forte tensione, soprattutto in Italia. Le aziende cercano di spingere sempre di più; precollezioni, collezioni e postcollezioni e chi più ne ha più ne metta. Tutto questo mentre il mercato sta subendo una certa contrazione dei consumi. Le due situazioni creano un po’ di attrito, mi pare ovvio.

La battaglia per il Made in Italy, nel senso di evidenziare i prodotti realizzati all’estero, é una battaglia già persa in partenza oppure si potrebbe fare qualcosa?
Domanda ormai senza molto senso, vista la realtà.

Come target, come posizionerebbe la sua azienda?
Alto. Decisamente alto.

Per il 2007 avete raggiunto i traguardi prefissati?
A dire il vero li abbiamo superati.

Ci sono margini di crescita?
Sicuramente, soprattutto all’estero.

Per quello che riguarda i mercati stranieri, ci potrebbe dire quale lo soddisfa, dal punto di vista delle vendite?
Il Giappone. Per ora, perché nel futuro ci muoveremo anche altrove.

Un mercato dove vorrebbe espandersi?
Russia e Cina, penso sia la tendenza generale, visto che parliamo di mercati emergenti, molto ricettivi per prodotti ad alto contenuto creativo e di lusso.

Durante gli anni ha commesso un errore che si potrebbe confessare? Ovviamente si tratta di un potenziale cliente trattato con sufficienza, oppure un mercato nel quale non avete creduto.
Per fortuna non penso di aver commesso dei grossi errori.

Quando ha iniziato a lavorare nel settore della moda?
Una ventina di anni addietro.

Perché le piace tanto la moda e il suo mondo?
Una cosa che é praticamente impossibile trovare nel nostro settore é la noia. Ti obbliga essere attivo, dinamico, aggiornato.

C’è un aspetto del suo lavoro che le piace in modo particolare?
Il contatto diretto con il mercato, che sarebbe poi il motore per avere dei nuovi spunti, per realizzare sempre delle collezioni in linea con le esigenze del pubblico.

Ha un sogno nel cassetto, legato all’azienda?
Sì, ridare il giusto peso, la giusta importanza al più irrinunciabile oggetto del guardaroba maschile, ovvero il pantalone. E poi far diventare Torino, oltre che la capitale dell’auto, anche la capitale del pantalone.

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