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Sara Ciavorella, polo lifestyle

Sara Ciavorella, polo lifestyle

Intervista alla polista italiana“Un concentrato della vita”: questo dicono del polo. C’é chi sostiene che nell’ ora o poco più di durata di un match, l’intensità, il pericolo o forse la passione, facciano emergere la vera essenza dei partecipanti; pregi e difetti!
E’ in parte così che lo vive Sara Ciavorella, che dopo un’ esperienza ventennale nel salto ostacoli ha scoperto, quasi per caso, questo magnifico sport ed attratta dalle sue caratteristiche peculiari ed uniche, ne ha fatto il suo hobby preferito.

Perché il polo?
Mi sono avvicinata al polo cinque anni fa, per il desiderio di condividere con degli amici uno sport che offrisse, oltre al gioco, anche un certo stile di vita. Dopo avere tentato con il surf – passatempo per il quale nessuno di noi era particolarmente portato – ci siamo messi alla ricerca di qualche cosa che unisse la passione che alcuni di noi avevano per i cavalli e quella che altri avevano per l’ hockey. Il Polo è stata la scelta ovvia!

Quando hai capito che era lo sport per te?
Credo di avere capito che fosse un’ attività adatta a me quando ho scoperto che è una combinazione di gioco di squadra stimolante, di tattica, di strategia, e che a differenza di quanto non possa sembrare, non è necessaria troppa forza fisica.

Come definiresti il gioco del polo?
Tattica, adrenalina…. la cosa più divertente da fare con i cavalli!

E come definiresti il “polo lifestyle”?
E’ uno stile di vita che coniuga delle location magnifiche, un gioco divertente e l’opportunità di conoscere persone interessanti, sia a livello umano che lavorativo.

Cosa più ti affascina di questo sport?
E’ l’unico sport al mondo che permette di giocare con i campioni (ndr: nel polo, i team sono composti da professionisti ed amatori); un vero privilegio per uno sportivo.

Cosa più ti affascina di questo mondo?
Mi piace molto l’idea di essere a contatto con atleti di talento, con cavalli performanti. In più, è davvero interessante conoscere gente proveniente da tutto il mondo e con le più diverse esperienze di vita.

Il tuo più bel ricordo di polo?
Un viaggio in Messico, a Careyes, per partecipare alla Coppa Agua Alta. Chiaramente poi, ricordo con gioia piazzamenti importanti quali la vittoria della Coppa Duca D’ Aosta 2010 e la Medaglia d’ Argento ai Campionati Italiani 2009.

Ed il più brutto?
Indubbiamente le occasioni in cui si sono fatti male giocatori o cavalli.

Uno sport pericoloso; ma anche questo fa parte del gioco, vero?
Si, questo è davvero uno sport molto pericoloso e va affrontato con tutte le precauzioni possibili.

Tu hai avuto incidenti?
Chi gioca a polo deve mettere in preventivo qualche capitombolo! Io fortunatamente, tranne la rottura di un menisco e lividi di tutto rispetto, non ho mai avuto conseguenze serie, ma ho visto delle cadute davvero terrificanti.

I tuoi programmi di polo per la stagione..
In primavera ho giocato diversi tornei tra Roma e Toscana e finita l’estate ne ho in programma degli altri, sempre in quella zona.

C’è chi dice che il polo sia una buona metafora per la vita; tu cosa ne pensi?
Sono d’accordo: è un concentrato di elementi che si presentano nella quotidianità quali competizione, confronto con gli altri, sfide, gioco di squarda.

In poche parole…
Colpire la palla perfetta.
Timing.

Armonia con il cavallo.
Totale, fondamentale.

Galoppare pancia a terra con la pallina verso la porta avversaria…. da soli.
Adrenalina.

Vincere un ride-off.
Soddisfazione.

Un match ben giocato.
Felicità.

Un match mal giocato.
Un’ occasione per ragionare sugli errori fatti.

Fare parte di un gruppo così “elitario”.
Stimoli ed opportunità.

Allegra Nasi