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Olimpiadi 2012, il viaggio della torcia

Olimpiadi 2012, il viaggio della torcia

Intervista  a Fabrizio Mineo

La torcia olimpica ha infiammato venerdì scorso, 27 luglio 2012, il braciere dell’Olympic Stadium a suggello di una cerimonia d’apertura delle Olimpiadi 2012 davvero pirotecnica.

Non è stato David Beckham l’ultimo tedoforo ma bensì un gruppo di 7 promesse dello sport: una sorpresa che getta luce sui giovani e sui campioni del futuro.

Nella nostra gallery ripercorriamo le tappe fondamentali del viaggio che la fiaccola ha percorso prima di giungere alla meta, da Olimpia a Londra.

Anche il Belpaese ha potuto contare su una delegazione di tedofori che hanno avuto l’onore di portare la fiamma dei Giochi per alcuni chilometri del suo cammino, nel tragitto attorno alla città inglese di Leicester.

Fabrizio Mineo è stato uno di loro; l’attore palermitano ha raccontato a Luxgallery la sua esperienza a cinque anelli.

Qual è stata la sua carta vincente per entrare nella ristretta cerchia di tedofori italiani a Londra 2012?
Credere che sia possibile sconfiggere la mafia con piccoli gesti.
Ho dedicato 5 anni della mia carriera ad interpretare uno spettacolo tratto dal libro “Cantata per i bambini morti di mafia”, dall’altopiano dell’Asiago fino a Lametia Terme, ed avrò incontrato migliaia di studenti. Ancora oggi continuo ad “insegnare” la legalità attraverso l’arte nelle scuole. Alcuni alunni dell’istituto Salvo D’Acquisto di Bagheria dopo alcuni incontri hanno fatto una cosa che mi ha lasciato senza parole: durante una partita di calcetto, dopo aver segnato un gol, hanno esultato prendendosi per mano e mandando a quel paese la mafia.
Questa storia l’ho raccontata alla Samsung Italia che, sponsor delle Olimpiadi e del Torch Relay, si è messa alla ricerca tra i suoi clienti di storie di “persone normali che fanno cose straordinarie”.
Su circa 11.000 candidature siamo stati scelti in 30 per rappresentare l’Italia e portare la Fiamma Olimpica… un’emozione unica!

Solidarietà, fratellanza, unità, cosa rappresenta per lei il fuoco olimpico?
Tutti questi valori e molto altro. Durante il breve tragitto con la Fiamma in mano mi sono sentito partecipe di un evento storico, e scelgo con attenzione il termine “partecipe”. Non eravamo noi tedofori i protagonisti ma la Fiamma con tutte le storie che si portava dietro: le tante proteste delle precedenti edizioni dei Giochi Olimpici; i record degli atleti che superano se stessi dedicandosi con abnegazione alla loro passione; le storie dei tanti “portatori di luce”, come il ragazzo che correva dopo di me ed a cui ho acceso la Torcia, che a soli diciotto anni sta lottando contro un tumore alla milza; i miei “colleghi” italiani, anche loro scelti perché eroi di tutti i giorni; la gente che acclamava il passaggio della Torcia ai bordi della strada e che voleva farsi fotografare accanto a noi per poter raccontare di aver anche solo toccato la Torcia quando è passata da lì.
E noi non ci tiravamo certo indietro perché è vero, l’importante è partecipare e non solo nell’accezione di “esserci” ma anche e soprattutto in quella di condividere con gli altri una grande emozione. Quella di essere parte dell’intera umanità senza distinzioni di alcun tipo.

La sua esperienza di attore e il suo impegno contro la mafia hanno qualche relazione con  lo spirito combattivo che anima gli sportivi?
Credo che la dedizione e lo spirito di sacrificio sia lo stesso. Fare teatro in Italia non è facile soprattutto per chi non ha grandi produzioni alle spalle, troppo spesso non si recuperano neanche le spese. Io ho dovuto a malincuore lasciare lo spettacolo di cui parlavo prima ed accettare un ingaggio in televisione subito dopo essere diventato papà. Non riuscirei ad occuparmi della mia famiglia facendo solo teatro sociale. Senza accennare al fatto che ogni tanto capita che qualcuno ti inviti più o meno direttamente a smettere di parlare di certi argomenti ai giovani.
Di sicuro c’è una differenza però tra gli sportivi e chi lotta contro la mafia… per i primi l’importante è appunto partecipare, per i secondi vincere è un obbligo!

Quali sono le emozioni di quei 300 metri?
Fabrizio MineoIncredibili, non saprei mai tradurle in parole. Non credevo mi sarei emozionato tanto, pochi minuti prima scherzavo con gli inglesi che venivano a farsi le foto, una battuta, una boccaccia a chi mi ricordava la sconfitta dell’Italia la sera prima alla finale degli europei… poi il servizio d’ordine mi ha invitato ad avvicinarmi per accendere la Torcia. Il vento e la pioggerellina sottile, cliché che non poteva mancare in Inghilterra, non la facevano accendere, il clamore della gente si è spento, siamo dovuti entrare in uno degli autobus della carovana che segue i tedofori per riuscirci. Quando ho mostrato a tutti la Torcia finalmente accesa è esploso un boato… ho urlato anch’io, poi ho iniziato a correre, soltanto 3 minuti in cui continuavo a gridare e a mostrare la Torcia alla gente ai bordi della strada che urlava di rimando!
Poi la staffetta, le Torce che si “baciano”, do il “cinque” al ragazzo che corre dopo di me e spengono la mia Torcia, disattivandola… La vedo allontanarsi ma ormai la Fiamma è con me e continuerà a bruciare penso per molto tempo, ricordandomi tutti valori che la alimentano.

Parteciperà anche alla spedizione italiana di tedofori per Rio de Janeiro 2016?
Magari! Sarebbe meraviglioso. Di sicuro continuerò ad impegnarmi per testimoniare i valori di legalità e giustizia, soprattutto ai ragazzi delle scuole che vorranno invitarmi.
In ogni caso sarò sempre grato alla Samsung Italia ed al LOCOG per la fantastica esperienza vissuta e continuerò a partecipare ai giochi anche se solo da spettatore.

Chiara Camnasio

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