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Giappone, il fiore è arte

Giappone, il fiore è arte

Loto, ikebana e giardini Uno degli aspetti principali della cultura giapponese risiede nel profondo rispetto verso la natura e il rapporto armonico con essa. Fiori e giardini costituiscono una delle arti di maggior rilievo nella produzione intellettuale di questo popolo, le cui radici affondano nelle origini stesse del mondo nipponico.

Chi non ricorda le ninfee tanto amate da Monet e riprodotte nelle sue tele in omaggio al giardino giapponese a Giverny?

Il fiore di loto è forse uno dei più belli e iconici del Giappone. Unico genere della famiglia delle Nelumbonaceae,  ve ne sono anche di sacri, sono chiamati hasu e si possono ammirare in tutto il loro splendore in un piccolo parco nascosto nel verde, il parco di Yakushiikei-kooen. La ragione dell’importanza del loto si trova fin nella cosmogonia egizia, secondo la quale proprio da un bocciolo di loto nacque Ra che illuminò le acque limacciose del Caos informe dando origine al mondo. Spesso riprodotto nella iconografia indù come rappresentazione dell’auto-creazione o dell’auto-esistenza, nella cultura buddista è il principio femminile di ogni Buddha e Bodisattva: dunque un fiore della vita, che attesta l’aspetto evolutivo del mondo e degli uomini.

Un fiore dalle molteplici proprietà curative, edibile nella forma giapponese chiamata Rankon, ma più diffusamente sfruttata a carattere ornamentale, data la sua naturale bellezza e capacità di mantenersi lucido.

Proprio parlando del ruolo ornamentale dei fiori, la cultura giapponese si contraddistingue per un’arte particolare della composizione, l’Ikebana o Kadō, com’era conosciuta anticamente, cioè una “via dei fiori“, un cammino di elevazione spirituale secondo i principi zen.

Basata sull’amore per l’armonia e l’equilibrio lineare, a essere impiegati sono i rami più comuni, dall’andamento armonioso, belli per forma e colore. È l’attestazione di una cura per la materia e per la natura in ogni sua  fase, che fin dal VI secolo estrinseca alcun concetti della filosofia zen e buddista. La composizione prende forma da tre gruppi triangolari di fiori o rami – uno verticale che fa angolo con uno intermedio e uno triangolare inverso che va in direzione opposta – scegliendo fra i fiori dei giardini e della campagna quelli appena schiusi, così da mantenere la bellezza della linea e insieme contemplare con gioia i boccioli mentre vengono lentamente alla luce. Salta subito all’occhio la costante del numero 3, allusiva al Cielo – rappresentato dallo stelo “Primario” o “Shin” – all’Uomo – il gambo “Secondario” o “Soe”  posto in modo da spingere lateralmente e in avanti rispetto allo stelo principale e di due terzi inferiore al primo verso il quale è leggermente inclinato – e la Terra – “Terziario” o “Hikae”, il più corto. Un sistema ternario in cui tutte le componenti sono fissate a un unico supporto e possono essere arricchite da ulteriori aggiunte, pur nel rispetto dell’armonia principale. Nell’arte dell’Ikebana vi sono anche delle composizioni ad hoc per la Cerimonia del Tè: si chiamano chabana, cioè fiori per il tè.

Oggi le maggiori scuole giapponesi di Ikebana sono Ikenobo (http://www.ikenobo.jp/), Ohara (http://www.ohararyu.or.jp/english/index_e.html) e Sogetsu (http://www.sogetsu.or.jp/english/ikebana/) mentre in Italia, dove ha cominciato a essere conosciuta solo intorno al 1960, il Centro di Cultura  Giapponese di Milano (http://www.centrodiculturagiapponese.org/) è sicuramente un valido punto di riferimento per chi desideri saperne di più.

A completare “il quadro fiorito” del Giappone vi sono i giardini, una della arti e delle forme di contemplazione più note del mondo nipponico che contraddistingue le case private, come i templi buddisti, ma anche i luoghi pubblici e i castelli. Tre sono le tipologie fondamentali: Tsukiyama – “giardini di collina” in cui rive, fiumi, ponti sono riprodotti artificialmente come riproduzioni di scenari famosi e di diverse dimensioni -;  Karesansui – più vicini ai tradizionali zen, sono giardini “astratti” composti da sabbia, pietre, muschio a mo’ di isole, montagne e mari –; e i Chaniwa gardens per la cerimonia del tè: tipicamente realizzati in pietra, segnano il cammino verso la casa del tè dove si trova il tsukubai, la vasca in pietra in cui gli ospiti si purificano prima di partecipare alla cerimonia.

Ad accomunare Loto, Ikebana e Giardini ci pensano l’ars topiaria, i bonsai, le fontane, le lanterne, i percorsi di ciottoli in mezzo all’acqua, ponti e scorci meravigliosi che raccontano l’arte del fiore e del vivere in Giappone.