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The Park, gourmet a sette stelle

The Park, gourmet a sette stelle

Il ristorante del Park Hyatt Milano, guidato dall’Executive Chef Filippo Gozzoli

The Park, il ristorante del Park Hyatt Milano, rappresenta il luogo ideale per vivere un’interessante e ricercata esperienza gastronomica in un ambiente di eleganza sobria e raffinata. Il menu varia seguendo l’alternarsi delle stagioni e propone piatti che coniugano innovazione e tradizione, con attenzione particolare ai prodotti di varie regioni.

Il The Park offre una cucina creativa, dove sono protagonisti i prodotti genuini di elevata qualità che racchiudono i gusti e i profumi della tradizione, utilizzati in accostamenti equilibrati e fantasiosi. Una rigorosissima selezione dei fornitori, prevalentemente italiani, garantisce esclusività e freschezza. La presentazione dei piatti riveste un ruolo importante: attenta alla qualità, la sua particolarità consiste nella semplicità, che non compromette il gusto della portata. Ogni piatto ha una sua personalità, che deriva dalla presentazione e dalla scelta e combinazione degli ingredienti.

La carta dei vini è frutto di una scelta mai scontata o banale, ma frutto di un’attenta ricerca e analisi; vi compaiono i nomi di grandi e famosi produttori insieme a piccole case vitivinicole, note a livello locale per i vini eccellenti.

The Park si contraddistingue per l’eccellenza del servizio che, insieme ai piatti e alla scelta dei vini, contribuisce a rendere ogni serata indimenticabile, sicuramente da consigliare ad amici e conoscenti. Il ristorante offre 60 posti a sedere suddivisi in due sale separate, in un’atmosfera riservata e tranquilla. Alle pareti sono appesi i pastelli di Kim Rebholz, giovane artista americano. Le porcellane di Jaunes de Chrome sono state realizzate in esclusiva per The Park e le composizioni floreali sono a cura di Armani Fiori.

Mente e anima del The Park è l’Executive Chef del Park Hyatt Milano Filippo Gozzoli, che dona il suo tocco di cucina italiana contemporanea a ogni piatto. In un momento delicato in cui sembra ci sia spazio solo per locali di tendenza, che curano più l’ambiente che la qualità dei cibi, il The Park Restaurant, capitanato dall’entusiasmo di Gozzoli, è un indirizzo sul quale contare. L’eccellenza del servizio e l’atmosfera raffinata fanno la differenza.

Gozzoli sapeva che avrebbe fatto questo lavoro già da quando, a soli 5 anni, cucinò il suo primo purea di patate per la madre. A 13 anni iniziò a lavorare in qualità di Pasta Chef al ristorante “Ceresole” di Cremona che vanta 1 stella Michelin. Dopo il conseguimento del diploma all’istituto di Salsomaggiore Terme, uno dei più prestigiosi istituti alberghieri italiani e molti anni di esperienza in noti ristoranti internazionali, tra cui l’Harris Bar, l’Oak Room Restaurant (3 stelle Michelin) e Le Gavroche Restaurant (3 stelle Michelin) di Londra, approdò all’Osteria di Los Angeles, dove si fermò per sei mesi, in qualità di Chief Pasta Chef. Tornato in Italia, l’esperienza di Filippo Gozzoli continuò in ristoranti di prestigiosi hotel fino a che, nel 2004, divenne responsabile dei corsi per Chef professionisti presso la scuola internazionale di cucina del Gualtiero Marchesi.

Prima di raggiungere il Park Hyatt Milano, il suo ultimo impegno professionale lo ha visto al Bistrot Duomo, dove ha avuto la capacità di offrire all’ospite una cucina dai sapori sofisticati, grazie a invenzioni culinarie innovative, intrise però di quel gusto classico, sempre apprezzato dal pubblico meneghino. Ma qual è il segreto della sua arte? “Amo la cucina leggera e moderna – dice Gozzoli – rispettosa della tradizione ma che sa divagare tra gusti che mescolino un pizzico d’oriente con l’occidente. Dopo una fase di ardita sperimentazione, mi piace ora tornare ai canoni della tradizione italiana che rappresentano non solo le fondamenta, ma anche le prospettive future della cucina d’eccellenza. E’ stimolante reinterpretare i piatti più tipici, senza esasperarli, rispettando la semplicità nel piatto, accorciando i tempi di cottura e alleggerendo le ricette. Metto in risalto le materie prime, utilizzando verdure ingiustamente trascurate perché in apparenza meno nobili, ma capaci di regalare abbinamenti gustosi e ho anche rivisitato la sezione ‘I piatti della tradizione’, all’interno della quale proponevo ricette tipicamente lombarde; quest’anno il criterio regionale si amplia e attinge a quei piatti ispirati da sapori di diverse  regioni d’Italia“.

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