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Lusso e finanza in tempo di crisi

Lusso e finanza in tempo di crisi

Intervista a Roberto Imbriale, AD di Ipb Sim

Nel momento delicato che stanno attraversando l’economia e la finanza e di cui risentono anche le realtà del lusso, gli operatori di private banking stanno rivedendo il loro approccio al cliente e alla gestione del capitale. Ora come non mai, infatti, “è necessario fare chiarezza nel rapporto tra cliente e private banker. Affinché questo rapporto sia trasparente, bisogna eliminare i conflitti di interesse“, sostiene Roberto Imbriale, amministratore delegato di Ipb Sim, Sim indipendente che porta sul mercato un nuovo modello di business.

Cosa significa “eliminare i conflitti di interesse”?
Spesso, quando un private banker si reca dal cliente predica professionalità, ma le dichiarazioni di intenti rischiano di essere soffocate dalla tentazione di vendere il prodotto finanziario più remunerativo per il banker stesso, quasi sempre legato alla banca che il private banker rappresenta. La nostra Società, invece, non ha come soci compagnie di assicurazioni né banche, e il contratto con il cliente prevede che questo, a fronte del pagamento di una parcella, si veda retrocesse per intero le commissioni generate dagli strumenti finanziari consigliati, quindi senza provvigioni per noi. Quando un nostro banker propone un prodotto invece di un altro, non pensa a privilegiare se stesso, una banca o una società assicurativa, ma alla qualità del portafoglio del cliente. Ne fa uno screening accurato, evidenziando i costi di ogni prodotto in modo che il cliente stesso decida consapevolmente.

Cosa pensa di questo momento delicato a livello finanziario?
Credo che questa congiuntura, certamente difficile per tutti, abbia penalizzato maggiormente le fasce alte di reddito come l’industriale, l’imprenditore; chi aveva 5000 euro da parte ne ha persi 2500, chi aveva 50 milioni ne ha persi 25: in percentuale è la stessa cosa, in termini assoluti no.

E per chi punta sui titoli del lusso?
In linea generale, penso non sia davvero il momento per investire in titoli singoli ma piuttosto in indici e che, comunque, questo sia il momento di fidarsi dei veri professionisti. Se avessi titoli del lusso, personalmente li dirotterei su Eurostoxx o affini. Certo, se fossi uno speculatore potrei comprare Bulgari, per esempio, o qualunque altro titolo luxury e incrociare le dita, aspettando gli eventi. Ma per il piccolo risparmiatore è diverso: e se poi per qualche mese o anno si fermassero le vendite perché il mercato russo è preoccupato o quello cinese stagnante?

In questo periodo incerto il vostro business model funziona?
Ipb Sim fa consulenza indipendente. È un modello anglosassone che esiste da più di 30 anni, siamo decorrelati dal mercato. Quando un anno fa parlavo di queste cose mi prendevano per visionario, per moralizzatore: in un mercato un tempo “drogato” dalle commissioni sottostanti ai prodotti, una visione come la nostra sembrava eresia.

Poi arrivò Lehman…
Dopo Lehman, qualcosa è cambiato, profondamente. Nessuno entrerà in banca con la fiducia di una volta per i prossimi 10 anni. Il compito dell’operatore finanziario, oggi, è quello di aiutare a ripristinare questa fiducia.

Difficile?
Dipende. Penso che questa sia una rivoluzione che parte dal basso: è il cliente a non voler più comprare i prodotti dalle banche e così si avvicina alle realtà come la nostra.

Dal basso, come il web 2.0. Possiamo parlare di “finanza 2.0”?
In un certo senso, sì. Noi offriamo un valore aggiunto, facciamo le “guardie del corpo” dell’investitore e il mercato ci dà ragione: negli ultimi 9 mesi abbiamo raddoppiato il numero dei clienti, che attualmente sono 1200 circa.