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L’Ambrosiana ospita Chopard

L’Ambrosiana ospita Chopard

La mostra “Da Vinci tra meccanica e tempo”La sera del 3 dicembre 2009 alcune parti del “Codice Atlantico di Leonardo da Vinci”, un novero di capolavori d’orologeria odierni di Chopard e una selezione di “pezzi museali” appartenenti alla raccolta L.U.CEUM, di proprietà della Maison, che per la prima volta escono dalla Svizzera, accompagneranno l’inaugurazione della mostra-esposizione “Da Vinci tra meccanica e tempo” nelle sale della Biblioteca Pinacoteca Accademia Ambrosiana di Milano.

Un connubio perfetto, visto che la meccanica di trasmissione temporale alla base dei gioielli estetici con cui nacque Chopard nel 1860 è la stessa che affascinò il genio di Leonardo da Vinci, racchiuso nei Codici che la biblioteca milanese custodisce da anni.

Chopard e Ambrosiana vivono quindi un connubio “naturale”: da una parte la perizia che dà vita a capolavori come i segnatempo della collezione L.U.C e dall’altra l’anima dei movimenti che Leonardo enuclea nel Codice Madrid e in alcune parti del famoso codice Atlantico, con i suoi duemila fogli racchiusi in 40 volumi nei locali di piazza Pio XI a Milano.

Karl-Friedrich Scheufele, co-presidente della maison Chopard con la sorella Caroline Gruosi-Scheufele, ha sempre affermato di essere “affascinato dal concetto di tempo e dal suo scorrere”.

Una dimensione che Leonardo ha esplorato con i suoi studi sugli ingranaggi, sulle trasmissioni elicoidali, sulle cariche a molla, visibili nei manoscritti in mostra all’Ambrosiana.

Con questa iniziativa, Chopard Italia vuole altresì creare un trait-d’union con il territorio in cui opera, come sottolinea l’Amministratore Delegato Davide Traxler: “La liaison con Biblioteca Ambrosiana non ha solo un respiro culturale, ma è mirata a sottolineare un’identità nazionale di Chopard Italia che si manifesta anche con iniziative di sostegno ad enti quali Airc (Associazione Italiana Ricerca sul Cancro, ndr) e l’Associazione Dimore Storiche. Chopard è un’azienda di proprietà familiare, consapevole del ruolo di attore sociale, oltre a quello imprenditoriale, che una realtà come la nostra pure deve svolgere”.

Paolo Gobbi