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Investire in arte, oggi

Investire in arte, oggi

Intervista a Emilio Giorgi, collezionista ed espertoInvestire in arte: in un momento di incertezza economica come quello attuale può essere fruttuoso?

Di questo e altro parla a Luxgallery Emilio Giorgi, 42enne milanese, grande collezionista e membro attivo di Acacia – Associazione Amici Arte Contemporanea Italiana, sodalizio fondato da Gemma De Angelis Testa che punta a promuovere l’arte e si batte per la costituzione di un museo pubblico di arte contemporanea a Milano.

L’arte, contemporanea e non, come bene rifugio in momenti di crisi: vantaggi e svantaggi.
Distiguerei tra l’acquisto e il collezionismo per come sono stati percepiti negli ultimi anni da quello che è il collezionismo a livello storico. Ultimamente, infatti, il processo di acquisto di arte è stato spesso identificato come ricerca di status symbol, un processo che ha espanso il giro d’affari mondiale perché chi compra arte lo fa anche per utilizzare l’acquisto come strumento di elevamento sociale. Se lo paragoniamo ad altri asset class, l’arte è un fenomeno slegato dall’andamento dell’econonomia. Sicuramente può essere vista come bene rifugio, ma è un bene il cui acquisto deve essere motivato da elementi che vanno al di là del solo rendimento economico “immediato” affinché possa essere considerato redditizio sul lungo termine.

C’è speculazione anche nel mondo dell’arte?
La speculazione nell’arte è pericolosa perché va a scapito dell’artista e dell’opera; se immagino una scalata ostile su una società quotata, vedo intorno a quest’ultima un grande movimento di titoli in un limitato periodo di tempo: chi vuole investire non guarda alla bontà della società ma alla speculazione, lo fa per guadagnare subito. Allo stesso modo gli artisti contesi in una spirale speculativa sono presi per strategie commerciali e finanziarie, non per la bontà delle loro opere. Bisogna considerare l’arte non indistintamente ma attivare meccanismi di selezione e scelta che possano far sì che l’opera sia tale e non perda valore, che sussista la sostanza artistica.

In che modo?
Qualità e ricerca: se compro un artista è perché ho attivato un’opera di ricerca che è in grado di individuarne la qualità e accrescerne il valore nel tempo.

Collezionare oggi, un’attività tra l’amatoriale e l’imprenditoriale…
È imprenditoriale nel momento in cui l’imprenditore attiva tutte le sue leve per far andar bene la propria attività. Chi investe in arte oggi, per motivi personali o professionali, deve avere in mente non solo aspetti di tipo finanziario: la ricerca di valore artistico fa sì che, di un artista che mi piace, io debba vedere i diversi motivi per cui sa usare le tecniche di rappresentazione nel modo più elevato. Paragonando alla finanza, bisogna fare un’analisi di ciò che c’è sul mercato, small caps e cash cows: la parte difficile del collezionista è quando impatta sui giovani, i non conosciuti, è capire qual è la strategia che muove un artista giovane. Per concludere… Amatoriale: il processo di investimento deve partire col cuore e con la testa e proseguire col portafoglio. Imprenditoriale: cerco di capire quanto vale, poi la compro. Ultimamente chi compra arte spesso lo fa perché è glamour e questo, forse, non è un investimento solido.

Arte e collezionismo: quali i mercati più “maturi”, le città più vive?
La globalizzazione ha consentito un grosso scambio di esperienze. Il XX secolo è stato il secolo degli Usa, storicamente poveri di cultura e di spunti intellettuali che portassero a una nascita spontanea degli artisti, che poi c’è effettivamente stata nel ‘900. Attualmente c’è una grossa crescita del mercato orientale e cinese, con artisti che si sono evoluti, anche se non si capisce bene se hanno la statura per diventare classici o se ancora stanno cercando una loro dimensione senza essere costretti a copiare gli altri. Interessante e stimolante è l’onda russa, così come ciò che cova in Africa, dove le generazioni post-colonialiste hanno potuto confrontarsi con realtà come quelle europee ed esprimersi in modi molto intensi e poetici. Oltre alla Cina, consiglio di tenere sott’occhio le altre piazze orientali, India, Indonesia, Giappone, ma anche Australia, Sudamerica. Il Medio Oriente sta diventando invece una terra di grandi mecenati. Londra perde tantissimo terreno, ma c’è una generazione di 20-30enni che fanno cose splendide e poco costose. Berlino è tuttora molto viva. In Italia abbiamo una produzione artistica sempre estremamente interessante, meno che un tempo, ma ancora di livello. In Spagna c’è qualcosa, la Grecia sta uscendo molto bene.

Suggerimenti per un oculato investimento in arte…
Consiglio di informarsi e di considerare che non si può restare inerti davanti a un’opera. Consiglio un investimento in arte che deve essere strumentale a emozionarsi. Non vale la pena comprare qualsiasi cosa, ma una cosa “bella” e a un prezzo consono: se ho davanti a me una serie di lavori di un artista devo acquistarne uno bello e pagarlo, appunto, il giusto prezzo, per cui mi devo informare anche su come si forma questo prezzo e quale è quello corretto.

Che cosa “tira” oggi?
In questo momento si sta riscoprendo il classico, la pittura, considerata più rifugio e più tangibile, ma anche le foto hanno un buon mercato, così come i media alternativi, dipende dall’artista. Vedo, soprattutto per i giovani artisti, un grande proliferare di tecniche: se tra questi si vede che c’è il talento e che le opere sono convenienti bisogna buttarsi, sia perché così si supporta un giovane, sia perché, appunto, c’è convenienza.

Per lei l’artista è?
L’artista che si esprime tramite tecniche diverse e opera spinto da una frenesia mentale dalla quale non può prescindere. Il tipo di artista che io preferisco è quello che non può fare a meno di fare ciò che fa – anche se questo spesso vuol dire vita grama – e difende la sua arte da facili strumentalizzazioni di mercato.

I giovani più promettenti in circolazione e i big su cui puntare.
Faccio qualche nome. In Giappone Izumi Kato, Cyprien Gaillard in Francia, Jodie Carey in Inghilterra. Tra i big consiglio di considerare l’Italia e i nomi storici, tipo Castellani, Accardi, Vedova, Boetti, Schifano, ancora non apprezzati a pieno dal mercato internazionale, trovando il pezzo giusto. L’importante è guardare sempre alla storia dell’arte recente considerando ciò che tocca il cuore.

Il pezzo da cui non si separerebbe mai e il suo ultimo acquisto.
Tutti quelli che ho, da un monocromo di Schifano, la prima cosa che ho comprato, in poi. L’ultimo acquisto è un’installazione di un giovane artista californiano concettuale, Stephen G. Rhodes. Tra gli italiani Luca Stoppini, che ha una dimensione artistica fenomenale.

Davide Passoni

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