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Il flamenco è vita

Il flamenco è vita

Intervista a Joaquìn Cortès

Lo spirito gitano influenza la sua arte ma anche la sua vita.
Joaquìn Cortès uno dei più famosi ballerini di flamenco al mondo racconta la sua storia di danzatore e di uomo.

Nato a Cordoba nel 1969 Joaquìn negli ultimi due anni ha girato il mondo, insieme a 16 musicisti, 8 ballerini e un totale di 34 persone per raccontare la cultura del flamenco.

Con Calè la compagnia ha realizzato una retrospettiva sui 20 anni di carriera del ballerino, un giro di boa per celebrare una vita di successi passata sui palcoscenici più diversi.
Uno spettacolo frutto della fusione di mille esperienze diverse che spaziano dalla danza contemporanea a quella classica poi ancora moderna fino naturalmente al flamenco.

Grazie al carisma, alla personalità e al talento Joaquìn Cortès è riuscito a far rivivere la storia e l’anima di un arte, di una cultura ricca, speciale e esotica che fa rima con libertà.

Luxgallery ha incontrato Joaquìn Cortès ci siamo fatti raccontare il percorso che lo ha portato a costituire la sua compagnia, Joaquín Cortés Flamenco Ballet, e gli abbiamo chiesto di aprirci le porte del suo mondo, ecco come ci ha risposto.

Riesci ad immaginare la tua vita senza la danza?
Non posso vivere senza la danza, è il mio modo di comunicare.

Qual è il percorso che si deve fare per diventare un ballerino?
Certamente è importantissima la formazione fin da piccoli e poi chi vuole fare questo lavoro sa che deve lavorare duramente con costanza e dedizione.
Per essere un ballerino eccellente però la cosa più importante è che la danza ti appassioni  perché solo in questo modo quando balli riesci a tirare fuori tutto da te stesso e a regalare emozioni a chi ti guarda.

Quando sei sul palco, quale è il tuo obiettivo?
Divertirmi, emozionarmi e spogliare la mia anima.

Quale è il pubblico che ti ha dato maggiori soddisfazioni?
Non riesco a scegliere, dico tutti.

Secondo te, chi è il miglior ballerino in questo momento?
Nella storia ci sono stati grandi ballerini.
In questo periodo, devo ammettere, non ho nessun punto di riferimento particolare.
Quella del danzatore è una vita di rinunce e questo secondo me basta per  ammirare tutti coloro che si dedicano professionalmente a questa arte.
Nureyev credo sia il Maestro dei Maestri, un genio così non è facile che si ripeta.

Riguardo al futuro, quali sono i tuoi piani per i prossimi mesi?
Continuare il tour mondiale che sto facendo con Calé.

Parlando di stile, quale è la tua relazione con la moda?
Una relazione molto stretta.
Sono stato uno dei prima ballerini che ha fuso la moda con la danza (importante la collaborazione con Giorgio Armani ndr) e sono stato anche molto criticato per questo.
Oggi tutti i due mondi sono paralleli, quasi indissolubili direi.

Cosa pensi dell’Italia?
É la mia seconda casa; è un paese pieno di storia, cultura e io sono innamorato di questa atmosfera. Mi sento davvero privilegiato perché posso fruire delle bellezze di questo Paese.

Quale è il tuo posto preferito nel mondo?
Quello in cui mi sento a mio agio.

Come definiresti il Flamenco in poche parole?
Il flamenco è vita.

Francesca Zottola