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Christian Grande, nautica e passione

Christian Grande, nautica e passione

Intervista al designerSacs Marine Strider Zeta-R, HP Reef 80, Flyer 660 Vintage, Honda 4XC H7, Sessa marine Key Largo One: sono alcune delle imbarcazioni a motore o gommoni presentati al Salone Nautico di Genova 2010. Ad accomunare queste barche, e non solo queste, la firma dello Studio Christian Grande DesignWorks.

Christian Grande è uno dei più giovani designer italiani ad essere già entrato nel palmares dei nomi di riferimento. Formatosi nei migliori istituti scolastici dedicati all’arte e al car design, si è laureato a pieni voti presso la Scuola parauniversitaria di Car Design di Modena. In seguito ha poi operato in qualità di docente. Affiancando alla sua passione per le automobili quella per le imbarcazioni da diporto, si è specializzato nello yacht design, cominciando sin dal 1992 a ideare le nuove imbarcazioni di Sessa Marine. Nei prodotti sviluppati dallo Studio si percepiscono i forti connotati dello stile italiano.

La forza lavoro di cui si avvale Christian Grande è eclettica e diversificata, tanto che lo Studio può gestire numerose sfide contemporaneamente ed è in grado di progettare diverse famiglie di prodotti industriali.

Tra i casi di successo per quanto riguarda il mondo nautico, il gommone Lancia di Lanciae la C68 di Sessa Marine premiato quale “migliore design per barche a motore entro i 24 metri”, durante il Festival de la Plaisance di Cannes 2009.

Luxgallery ha incontrato Christian Grande durante la manifestazione ligure.

A cosa ti ispiri nelle tue creazioni? C’è un filo conduttore che lega i progetti?
Mi occupo di design a 360 gradi, con un’esperienza trasversale che faccio confluire in tutti i progetti: tutte le conoscenze si riversano in contenitori comuni. Opero però per entità differenti. Per questo mi sforzo di non far apparire punti di contatto evidenti tra i prodotti. Sacs, ad esempio, è un marchio dinamico, Flyer è raffinato ed elegante. Cerco di rispettare il DNA presente nel brand e a tenere presente a quale utenza si rivolge. Sono barche completamente differenti. La matrice è simile ma è diversa la base.
Ad esempio, ho progettato il 18 piedi Sessa Marine Key Largo e per Sanlorenzo: il tipo di yacht è diverso, cambiano gli spazi e il tipo di armatore.
A volte è più complesso progettare una barca di piccole dimensioni per competere con le altre aziende che propongono creazioni nella stessa fascia di mercato. Si entra in una nicchia, si deve seguire una logica non casuale e un piano di comunicazione preciso. Noi ci occupiamo spesso di comunicazione, che deve nascere insieme al progetto. Il DNA del marchio deve emergere dal prodotto e dalla comunicazione.
Per le barche piccole, si deve tenere presente ciò che il cliente è in grado di comprare o apprezzare e cercare i 4-5 punti di forza su cui orientare il budget, ad esempio le colorazioni. Su un prodotto più grosso, invece, le scelte abbondano.

Quali sono gli altri campi del design in cui opera il tuo studio?
Oltre alla nautica, operiamo nei prodotti tecnologici, nei palmari, negli accessori per bimbo, in cui si lavora in un’ottica di numeri di produzione molto elevati. La logica industriale ha un approccio progettuale diverso rispetto a quello della nautica.
Ci occupiamo anche di arredo bagno e wellness per complessi residenziali o alberghieri, a volte per la nautica ma quando si parla di barche con dimensioni elevate.

Che caratteristiche deve avere uno yacht per essere di lusso?
Deve consentire all’armatore di godere al massimo del proprio tempo e deve avere soprattutto la capacità di emozionare chi la usa. Il lusso è lifesytle. Le imbarcazioni sportiveggianti devono trasmettere dinamismo. Se l’acquirente cerca qualcosa di più tranquillo, la barca deve esprimere quiete e distensione. Il lusso può essere una combinazione di materiali esclusivi, ma deve avere soprattutto trasmettere sensazioni.
Per fare un esempio, il Sacs Strider Zeta-R è un gommone di 17 metri che arriva a 50-60 nodi di velocità ed è comodissimo, con gli ambienti ideati a seconda delle esigenze dell’armatore, che ha voluto pochi spazi ben gestiti. Il cliente sa cosa vuole, quando cerca un’imbarcazione di questo tipo. Qui ogni particolare non è lasciato al caso: la luce, ad esempio, non è funzionale, ma è in grado di creare un’emozione più forte. A volte un gommone così può essere uno status, che oltre alle emozioni dà la capacità di inserirsi a livello sociale. In questo caso i 17 metri a motore “fanno più scena” rispetto a un altro tipo di imbarcazione.

Come sei diventato designer di yacht? Hai consigli per i giovani che vogliono intraprendere questa carriera?
Ho studiato ad una scuola di car design. Poi è nata l’occasione di lavorare nella nautica e in svariati ambiti.
Per quanto riguarda i giovani. Una persona deve essere un designer, deve nascerlo: deve avere la capacità creativa e l’intuizione. Poi, deve frequentare la scuola giusta e fare esperienze in uno studio importante. Dopo deve saper gestire il rapporto con il cliente, portarlo a investire secondo il progetto che ha ideato. Deve avere la visione dei progetti e delle soluzioni.

E le vacanze?
Al mare, in barca. Sono anche un momento di lavoro. Ci sono intuizioni ed idee che non arrivano quasi mai in ufficio, ma in un ambiente più rilassato e lontano dalla routine di tutti i giorni.

Caterina Varpi