x

x

Vai al contenuto
Messaggio pubblicitario

Basilea 2010

Basilea 2010

Considerazioni on the road

Il Salone di Basilea 2010 ancora non è terminato, eppure già oggi possiamo trarre le prime importanti conclusioni. All’apertura Sylvie Ritter, Managing Director di Baselworld, aveva detto: “L’edizione del 2009 sarà ricordata per i timori e le incertezze sul futuro. L’edi­zione del 2010 sarà sicuramente quella delle forze recuperate e di un cielo senza nuvole. Per quasi tutto il 2009 il contesto economico instabile ha avuto naturalmente conseguenze negative anche sul settore dell’orologeria e della gioielleria, ma ha anche reso possibile la riscoperta di un ritmo più naturale e nel complesso meno costoso…“. La realtà dei fatti, però, si è dimostrata sostanzialmente differente.

Le nuvole infatti, a dispetto di tutto e di tutti, ci sono ancora, anche se meno cupe che in passato. Sono stati infatti molti i “posti vuoti” segnati da espositori, anche di grande importanza, che hanno voluto o dovuto abbandonare il salone. Alle volte è stata una scelta di necessità, altre ancora di semplice buon senso, in ogni caso si sono moltiplicati i marchi “esterni” alla fiera, mentre gli spazi lasciati liberi sono andati, alle volte sembra a prezzi di vero realizzo, a espositori meno interessanti e blasonati di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi.

Gli espositori, dal canto loro, hanno dato una bella prova di serietà e realismo, abbassando notevolmente i primi prezzi e mantenendo comunque alto il valore dell’offerta. Si sono così moltiplicati i modelli compresi in un range “umano” di prezzo tra i 2.000 e i 4.000 euro, con proposte comunque sempre allettanti, come hanno fatto Breitling, Longines, Zenith, Omega, Chanel, Tudor

Per quanto riguarda i visitatori, l’impressione è che i corridoi siano stati calcati da meno compratori asiatici rispetto al 2008, forse appena di più se guardiamo al 2009. Gli italiani non hanno invece mancato l’appuntamento, come pure hanno fatto i tedeschi. Sono ritornati, rispetto allo scorso anno, i russi, mentre gli americani risultano a tutt’oggi, delle vere mosche bianche.

Attendiamo comunque la fine del salone per conoscere i risultati “ufficiali”.

Paolo Gobbi

Argomenti