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4 – Il Barbaresco

4 – Il Barbaresco

Le caratteristiche di questo vino
Da molti, purtroppo troppi, è considerato come il cugino povero del Barolo. Per molto tempo considerato come “il piccolo Barolo”, spesso scelto “perché costa meno” del Barolo stesso.

Invece, il Barbaresco ha un suo carattere, ben definito e ben riconoscibile.

Un carattere che è ben sintetizzato da una famosa frase di Domizio Cavazza, vero ed indiscusso padre del Barbaresco: … in te si correggono le austere doti del tuo maggior fratello… a te non son misurati i calici, come convensi ai pesanti e capitosi tuoi rivali; a te ogni ora è propizia ed ogni vivanda buona compagna... (da Ode al Barbaresco, 1897, D. Cavazza).

Il Barbaresco è dunque un vino meno austero, meno “muscolare” di suo cugino. Riconosciuto come un vino più “femminile”, rispetto al Barolo.
Anche per il Barbaresco, si utilizza il vitigno Nebbiolo in purezza (nelle stesse sottovarietà Michet, Lampia e Rosè).
Il territorio è più a nord-est rispetto alla zona di produzione del Barolo, nella parte meridionale della provincia di Alba, in prossimità del fiume Tanaro. Tre i comuni di riferimento: Barbaresco, Treiso e Neive, ai quali si aggiunge una frazione di S. Rocco Seno d’Elvio.

Come detto, si deve a Domizio Cavazza, proprietario del Castello di Barbaresco, la nascita, nel 1894, del Barbaresco. Fu Domizio Cavazza, il quale, applicando le nuove tecniche di fermentazione scoperte a metà dell’800, trasformò il Barbaresco nel vino che conosciamo oggi.

Il Barbaresco è un vino volutamente meno muscoloso, più elegante e “femminile” del Barolo. Come per il Barolo, in un lontano passato, il Barbaresco era un vino dozzinale, dolciastro e per niente adatto all’invecchiamento.

Il disciplinare prevede un periodo minimo di invecchiamento di due anni (più breve rispetto a i tre del Barolo), dei quali almeno 1 in botti di rovere o di castagno. Per il Barbaresco Riserva è necessario un periodo minimo di 4 anni (contro i 5 anni del Barolo Riserva). Inferiore anche il grado alcolico minimo: 12,5%.

Nel bicchiere si presenta con l’inconfondibile colore dei migliori vini a base Nebbiolo: trasparente, rosso granato con riflessi aranciati. Al naso ed in bocca, si distingue per la presenza degli aromi floreali e fruttati. Al palato spicca la maggiore gentilezza che accompagna il gran corpo e la struttura di questo vino.

Ma le maggiori differenze, rispetto al Barolo, si riscontrano a tavola. Il Barbaresco è meno invadente e quindi accompagna al meglio i primi piatti della tradizione piemontese, come i ravioli al plin e gli agnolotti. Con i secondi piatti, ottimo con i brasati e gli stufati. Ma è soprattutto con gli arrosti che il Barbaresco dà il suo meglio. Da provare anche con i formaggi di medio-lunga stagionatura.

Box produttori.
Azienda Agricola Rocca Albino; Casa Vinicola Giacosa Bruno; Cooperativa Produttori Barbaresco; Fontanabianca; Gaja; Cantine Vietti; Tenute Cisa Asinari dei Marchseis di Gresy.

Danilo della Mura

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