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4 – Fiano di Avellino DOCG: bianco longevo

4 – Fiano di Avellino DOCG: bianco longevo

Alla scoperta di un vino dotato di una forte personalitàUn altro grande vino che prende il nome dal vitigno da cui nasce. Un altro vino campano, prodotto in quel territorio aspro e duro che prende il nome di Irpina, in provincia di Avellino. Un’altra importante DOCG: il Fiano di Avellino.

Ricco di una grande storia alle spalle, il vitigno Fiano negli ultimi anni del secolo scorso è passato dalla quasi estinzione ad un buon successo di pubblico. La riscoperta del Fiano e del suo rilancio si deve ad un grande produttore come Antonio Mastroberardino.

In provincia di Avellino il Fiano offre la migliore espressione di sé. Un vino dotato di una forte personalità. Intenso, dotato di una buona alcolicità, corposo e denso.
Il Fiano di Avellino è tra i vini italiani bianchi più “longevi”, che ben si adatta all’invecchiamento. Raggiunge tranquillamente i 3 anni, e nelle buone annate può superare i 5 anni.

Si diceva della storia del Fiano. Un antico vitigno ben conosciuto dagli antichi Romani, chiamato Latino per distinguerlo dai vitigni di origine greca. La sua etimologia risalerebbe ad Apianus ed alle uve Apiane, particolarmente zuccherine da essere preferite dalle api. Da qui il suo nome.
Durante il Medioevo, il Fiano era particolarmente apprezzato da Federico II. Anche Carlo d’Angiò amava questo vino, impiantando nella propria vigna reale ben 16.000 viti di Fiano.

Da sempre legato al territorio irpino, il Fiano trova in questa area il suo habitat migliore. Da queste parti il clima è tutt0’altro che meridionale. L’estate è calda, ma mai soffocante. L’inverno rigido. Nel corso di tutto l’anno l’escursione termica tra giorno e notte è ben marcata.

barriqueNegli ultimi anni, il Fiano di Avellino ha vissuto grandi cambiamenti. Non molti anni fa, i contadini usavano rifermentare il Fiano con l’obiettivo di ottenere un vino spumante dolce, piuttosto grossolano, destinato al fine pasto o ai giorni di festa. Successivamente, con l’avvento dei primi importanti produttori, la nascita dell’odierno Fiano, vino secco, vinificato prevalentemente in acciaio.

Ultimamente alcune aziende hanno introdotto l’uso del legno. C’è chi ha optato per le grandi botti di rovere, utilizzate dopo la fermentazione in acciaio per affinare il Fiano per un anno. Altri hanno puntato direttamente sulle barrique.

Il disciplinare.
Il Fiano di Avellino è prodotto principalmente con l’omonimo vitigno Fiano (minimo 85%) con il concorso dei vitigni Greco, Trebbiano e Coda di Volpa (massimo del 15%). Il titolo alcolico minimo è 11%.

Nel bicchiere.
Il Fiano di Avellino si serve ad una temperatura di 10 – 12 ° C. Il colore è giallo paglierino, più o meno intenso, e riflessi dorati. Affascinante ed facilmente riconoscibile al naso, con la sua inconfondibile nota di nocciola e sentori di miele di castagno. Al palato, si presenta secco, caldo, ben equilibrato e con una buona persistenza. Si conserva tra i 3 – 5 anni, e, in alcuni casi, anche oltre.

A tavola.
Ottimo abbinamento con i piatti di pesce, in particolare nelle preparazioni in umido. Buono anche con scampi, pesce al forno, polpi e primi piatti a base di pesce. Personalmente lo preferisco da solo, in particolare d’estate all’ora del tramonto, o per accompagnare formaggi freschi o poco stagionati.

Per gli appassionati.
Tra le ultime tendenze, la produzione del Fiano di Avellino con uve appassite o sovra maturate. Un’interessante novità che conferisce a questo vino intriganti sentori fruttati.

Aziende & Etichette.
Tra le più interessanti: Mastroberardino, Di Meo, Terredora, Villa Diamante.

Danilo della Mura