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2 – Pigato: la Riviera di Ponente in un bicchiere

2 – Pigato: la Riviera di Ponente in un bicchiere

Come degustare al meglio questo nettare
Come il basilico ed il pesto alla Ligure, anche il Pigato è sinonimo di Riviera Ligure di Ponente. In un bicchiere di Pigato, ci si tuffa in quella fascia di terra, stretta tra il mare e le montagne, famosa per le sue coltivazioni di fiori e di basilico e per le sue vigne “terrazzate”, letteralmente strappate alla montagna.
Un contesto “pedoclimatico”, o, alla francese “terroir”, unico che ben si esprime in questo vino, a dir poco emozionante, poco conosciuto dal grande pubblico, forse a causa del numero limitato di bottiglie prodotte annualmente, che rendono difficoltoso trovare una bottiglia di Pigato fuori dalla Liguria.

Insieme al Vermentino, il Pigato è il portabandiera della Liguria enologica. Da bravi fratelli (il Pigato è un biotipo del Vermentino) si dividono equamente il non vasto territorio di questa piccola regione. Se il Vermentino dà la migliore espressione di sé nella parte orientale della Riviera di Levante, nel territorio di Luni al confine con la Toscana, il Pigato è prodotto nella parte occidentale della Riviera Ligure di Ponente, in particolar modo nella zona di Albenga in provincia di Savona.

Splendido, con il suo ricco bouquet di aromi e profumi, il Pigato ha un carattere aperto, solare. Un bicchiere di Pigato, servito alla giusta temperatura, ed è subito mare, anche se siamo a casa nostra. Ovunque ci sia una confezione di pesto alla Ligure non può mancare una bottiglia di Pigato. Sorprendente con i pansoti conditi con la salsa alle noci, incredibile con i gamberoni alla piastra. Dovrebbe avere un posto d’onore anche nella carta dei vini dei più importanti ristoranti giapponesi, da abbinare con sushi e sashimi. Ottimo anche con molti piatti della cucina Thailandese. A casa, il Pigato è il giusto vino da offrire agli ospiti o da bere da soli, non come vino da meditazione, ma come vino da emozione.

Come il Vermentino, le origini del Pigato risalgono al Medioevo, al XV secolo, forse proveniente dalla Grecia. Il suo nome deriverebbe dal termine dialettale pigau, ovvero macchiato, per il colore maculato degli acini maturati. Ma potrebbe derivare anche dal latino picatus, letteralmente “impeciato”, ricoperto di pece, a causa sempre delle macchie scure che ricoprono gli acini.

Il disciplinare. La Doc “Riviera Ligure di Ponente Pigato” è prodotta con almeno il 95% dell’omonimo vitigno. All’interno della Doc Riviere di Ponente” sono riconosciute due sottozone: “Riviera dei Fiori” per i vini prodotti nella provincia di Imperia, e “Albanganese” per i vini prodotti nella provincia di Savona. A quest’ultima sottozona appartengono le espressioni più interessante del Pigato.

Nel bicchiere. Servito ad una temperatura intorno agli 8 – 10°, all’interno di bicchieri a tulipano svasato, si presenta con un colore giallo più o meno carico, con riflessi che variano dal verdolino, per i vini più giovani, al giallo, per i vini più invecchiati. Il bouquet dei profumi è ricco, ampio e persistente: si spazia dai sentori floreali, fiori bianchi e fiori gialli, a quelli fruttati, agrumi su tutti, specie per i vini con qualche anno alle spalle. Nelle migliori espressioni del Pigato, intriganti le nuance “balsamiche”. In bocca, si presenta secco, morbido e ben equilibrato, confermandoci gli aromi olfattivi ai quali si aggiunge una ben equilibrata acidità.

pesto

A Tavola. Un abbinamento unico, perfetto: il pesto alla Ligure. Espressione di uno splendido territorio quale è la Riviera Ligure di Ponente. I profumi e gli aromi del Pigato si sposano con quelli del basilico del pesto alla Ligure. Due prodotti che nascono e crescono uno al fianco dell’altro, per poi incontrarsi nuovamente a tavola. Una buona bottiglia di Pigato, alla giusta temperatura, esalta piatti di trofie, linguine o pansoti conditi con il migliore pesto, realizzato secondo tradizione (rigorosamente al mortaio), accompagnato dalle immancabili patate e fagiolini. Ottimo anche l’abbinamento con i pansoti alla salsa di noci.
Tra i secondi: dai piatti di pesce cucinati in modo semplice senza troppi condimenti (sogliola al vapore), alle preparazioni più saporite (in umido). Da provare con il pesce crudo o con i gamberoni alla piastra.

Intrigante con alcune tipologie di sashimi e sushi. Ma il Pigato è ottimo anche da solo. Un bicchiere di Pigato all’ora dell’aperitivo, è il modo giusto per concludere una giornata di lavoro o per iniziare una serata in piacevole compagnia. Purtroppo, non tutti i locali “cittadini”, dove imperversano gli “Happy Hour”, hanno la conoscenza, la cultura o, più semplicemente, la curiosità, per inserire nelle proprie carte dei vini, un calice di Pigato.

Per gli appassionati. Come altri grandi vini bianchi, anche il Pigato è in grado di evolvere con il passare degli anni. Dopo tre – quattro anni dalla vendemmia, presenta colori più intensi e ben si adatta su piatti di pesce più complessi. Da provare, inoltre, anche il Pigato “Riserva”, realizzato da alcuni grandi produttori.

Aziende & Etichette.
– Le Rocche del Gatto (in particolare il Pigato “Spigau Crociata”)
– Azienda “Lupi” (da scoprire il Vignamare, una IGT a base di Pigato)
– “Bio Vio” (da non perdere il “Bon in da Bon”, un Pigato “Riserva” prodotto da uve vendemmiate tardivamente, sottoposte a lunghe macerazione sulle bucce utilizzando lieviti indigeni.

Danilo della Mura