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1 – Il fascino delle bollicine

1 – Il fascino delle bollicine

Lo Champagne e le bollicine italiane
Il re dei vini, il vino dei re: lo Champagne.
I casi della vita e della storia hanno intrecciato la strada di questo grande vino, con quella dei reali di Francia. Tutti incoronanti nella splendida cattedrale gotica di Notre-Dame a Reims. Tutti: da Ugo Capeto a Carlo X, a Reims cuore pulsante della regione della Champagne. Facile immaginare quale vino fosse il protagonista dei suntuosi banchetti.

Il vino con le bollicine, il vino spumante, appartiene alla storia dell’uomo. Anche gli antichi romani apprezzavano i vini fatti fermentare in anfore di terracotta. Ma un conto è la storia, un conto è il fascino, l’eleganza, il prestigio. E solo alla potente corte francese, lo Champagne poteva diventare simbolo, icona di festa, mondanità, lusso.

Un simbolo che, però, ha finito per scavalcare, sovrapporsi, al vino stesso. Compriamo la bottiglia, l’etichetta, l’immagine, senza conoscere, apprezzare, il vino in essa contenuto.

E allora, per una volta, spogliamo il re dei suoi orpelli. Entriamo nella bottiglia. Inebriamoci dei profumi, degli aromi, della piacevole effervescenza delle bollicine.
Impariamo a scegliere la bottiglia giusta, per l’occasione giusta.
In Francia, è normale avere in frigo, sempre, almeno due bottiglie di Champagne. “C’è sempre un’occasione per bere un buon bicchiere di Champagne”.

E in Italia? Releghiamo le bollicine solo ai brindisi importanti: Natale, Capodanno ed altre feste comandate. E pensare che noi abbiamo un vantaggio in più rispetto ai Francesi. Oltre a fantastiche bollicine “Metodo Classico” (Franciacorta, Trento Doc e Oltrepò Pavese, solo per menzionare le più famose) abbiamo anche affascinanti vini prodotti con il metodo Martinotti-Charmat. Vini secchi, come il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, o dolci come l’Asti Spumante o il Brachetto d’Acqui.

Lo spumante è il vino più versatile, più immediato. Si può bere da solo e si abbina con la maggior parte dei piatti che consumiamo quotidianamente. Quante volte mangiamo un tramezzino di pollo, un panino alla mortadella, un bel pezzo di parmigiano reggiano? Spesso. Ma ci accontentiamo di abbinarci un semplice bicchiere di acqua o una “birrettina”. E pensare che sono piatti che si esaltano in un bel bicchiere di Bollicine.

E allora … viva il re: ma tutti i giorni, in alternativa alla solita tazza di te delle cinque, al posto del banale aperitivo delle sette, come momento di relax di ritorno dal teatro o dal cinema. Una piccola oasi di piacere, di esclusività, di intimità, nelle pieghe della frenetica routine quotidiana.

Un piccolo segno di distinzione, di eleganza: come una bella cravatta, un buon profumo, una sciarpa di seta. Dettagli preziosi, ma da indossare tutti i giorni. Anche sul lavoro. Provate ad offrire un leggero e fresco bicchiere di prosecco, al posto del solito caffè.

Stappare una bottiglia di spumante, con i suoi piccoli gesti, porta nelle nostre giornate quel piccolo tocco di lusso. La trasparenza dei bicchieri, il lento scorrere delle bollicine, la freschezza dei profumi e degli aromi.

E per le prossime feste? Un pizzico di trasgressione. Lasciamo agli altri il solito “champagne ed ostriche” o in abbinamento con l’aragosta. Mettiamo in fresco una bella bottiglia di “blanc de noirs” o un vino spumante rosé, e portiamola in tavola con il tradizionale cotechino con le lenticchie. E per il panettone? Sempre bollicine, ma dolci. Un metodo classico “demi-sec” o un Asti Spumante. Ancora meglio, un bicchiere di Brachetto d’Acqui: bollicine dal brillante colore rosso, per iniziare il nuovo anno.

Danilo della Mura

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